Visita alla Fossa della Garofala: ultimo lembo di Conca d’Oro sull'antico alveo del Kemonia
La Fossa della Garofala a Palermo
Sono oltre cento tra palazzi, chiese, musei, ville, parchi e storiche sedi di uffici, i monumenti coinvolti nell'evento "Le vie dei tesori" (visualizza l'articolo di approfondimento), che giunge alla sua undicesima edizione e si svolge dal 29 settembre al 29 ottobre.
Durante tutti i weekend della manifestazione sarà possibile visitare la Fossa della Garofala.
È un parco urbano sconosciuto, un lembo di Conca d’Oro sopravvissuto all’avanzata del cemento. La Fossa della Garofala, racchiusa fra i palazzi di corso Pisani e la cittadella universitaria, porta alla scoperta di un paesaggio dimenticato di Palermo, di ipogei e complessi sistemi di irrigazione, di specie botaniche esotiche e di esemplari di macchia mediterranea.
Il “viaggio nel tempo” attraversa i quindici ettari dell’area che fu parte dell’elegante parco di Luigi Filippo d’Orléans e si sviluppa lungo l’originario tracciato del fiume Kemonia, che assieme al Papireto delimitava la città punica. Il nome deriva dal primo proprietario di cui si conosce l’identità, Onorio Garofalo, alla fine del XV secolo. Alla fine del Settecento fu acquistata da parte del principe di Aci, che vi realizzò una stazione agricola sperimentale, una tenuta di caccia e un castelletto ancora visibile che sorge su un terreno privato.
Nel 1809 Luigi Filippo d’Orléans, sposando Maria Amelia di Borbone, figlia di Ferdinando IV, lo acquisì come dote della moglie e vi realizzò il suo parco fuori le mura, dotato anche di una serra, affrescata nel 1814 con tecnica raffinata dall'adornista Giuseppe Di Lauro. Il duca Enrico d’Aumale, figlio di Luigi Filippo, ampliò il possedimento, realizzando una tenuta agricola fra le più belle della Conca d’Oro. Intorno al 1950 il Parco venne comprato dall’Università di Palermo.
Durante tutti i weekend della manifestazione sarà possibile visitare la Fossa della Garofala.
È un parco urbano sconosciuto, un lembo di Conca d’Oro sopravvissuto all’avanzata del cemento. La Fossa della Garofala, racchiusa fra i palazzi di corso Pisani e la cittadella universitaria, porta alla scoperta di un paesaggio dimenticato di Palermo, di ipogei e complessi sistemi di irrigazione, di specie botaniche esotiche e di esemplari di macchia mediterranea.
Il “viaggio nel tempo” attraversa i quindici ettari dell’area che fu parte dell’elegante parco di Luigi Filippo d’Orléans e si sviluppa lungo l’originario tracciato del fiume Kemonia, che assieme al Papireto delimitava la città punica. Il nome deriva dal primo proprietario di cui si conosce l’identità, Onorio Garofalo, alla fine del XV secolo. Alla fine del Settecento fu acquistata da parte del principe di Aci, che vi realizzò una stazione agricola sperimentale, una tenuta di caccia e un castelletto ancora visibile che sorge su un terreno privato.
Nel 1809 Luigi Filippo d’Orléans, sposando Maria Amelia di Borbone, figlia di Ferdinando IV, lo acquisì come dote della moglie e vi realizzò il suo parco fuori le mura, dotato anche di una serra, affrescata nel 1814 con tecnica raffinata dall'adornista Giuseppe Di Lauro. Il duca Enrico d’Aumale, figlio di Luigi Filippo, ampliò il possedimento, realizzando una tenuta agricola fra le più belle della Conca d’Oro. Intorno al 1950 il Parco venne comprato dall’Università di Palermo.
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