"Unopertreugualesette": Lina Fucà ritorna nei luoghi d'infanzia attraverso un'opera multimediale

"Ti ho pensata sempre", progetto di Lina fucà (part.)
Lina Fucà (Torino, 1972) presenta "Unopertreugualesette", l'opera multimediale all'interno della media room della Pinacoteca, visibile fino al 6 novembre. Un dialogo tra parole ed immagini come impalcatura di un percorso di lettura rivolto alla contemporaneità attraverso un approccio libero alle sue infinite dimensioni di significato.
Attraverso quest'opera l'artista ritorna nei luoghi della sua infanzia e lo fa tentando di riappropriarsi in modo tangibile di una stanza della casa di famiglia dove è nata e cresciuta nei primi otto anni della sua vita, ora una vecchia abitazione in stato di abbandono del quartiere torinese Vanchiglia.
Con un gesto reiterato su sei schermi, l'artista ripulisce il pavimento e restaura la carta da parati di una camera dove far rivivere il rito di una proiezione su un lenzuolo bianco di un vecchio film di super 8, così come ciclicamente proponeva suo padre al resto della famiglia. Un testo interagisce con le immagini, in bilico tra passato e presente, fra malinconia di un ricordo e gioia di una riscoperta.
È un'esperienza totalizzante, quella offerta da "Unopertreugualesette" e "Ti ho pensata sempre": la celebrazione della memoria del passato e la consapevolezza del presente, in una dimensione contemporaneamente intima e universale, attraverso una narrazione capace di contenere l’esperienza collettiva.
L'artista si immerge così in una materia densa e composita, in cui la realtà è rielaborata secondo due visioni. Una in cui la memoria resta in bilico fra passato e presente, fra la malinconia di un ricordo e la gioia di una riscoperta. L'altra in cui racconta della relazione con altre donne di diversa età ed origine sociale e geografica.
Un clima di complicità difficile da spiegare senza averlo vissuto, in cui le donne trasformano l'artista facendole assumere le loro stesse sembianze, svelando qualcosa di intimo che appartiene all'altra, in un gioco di rimandi in cui non ha più senso definire il ruolo di chi narra rispetto a quello di chi viene narrato. Si delinea così uno spazio magico.
Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, Lina Fucà si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Torino, diplomandosi in pittura. Negli stessi anni inizia a compiere performance di pittura dal vivo con il gruppo teatrale Il Barrito degli Angeli. Questa esperienza amplifica la sua attitudine a far dialogare la propria pratica figurativa con altre forme espressive quali teatro, musica e video.
L'evoluzione naturale di questa dinamica relazione la porta ad occuparsi di scenografia e costumi con numerose realtà della scena teatrale e cinematografica indipendente. L'interazione fra diversi linguaggi è divenuta in questi ultimi anni la caratteristica della sua ricerca, che parte innanzitutto da una riflessione sulla percezione di sé in rapporto alla percezione degli altri.
Ne sono testimonianza le opere presentate alla Galleria Giorgio Persano nel 2016 dove sono state esposte, in una mostra personale, alcuni lavori che sono il risultato di un intreccio che prende corpo in forme e modalità visive poliedriche: dalla proiezione di un video dove l'artista e una ragazza egiziana si confrontano attraverso gesti simili e distanti, alla composizione di una scatola luminosa in cui l'autoritratto risulta dalla sovrapposizione di ritratti realizzati da altri; dalla ripresa della vestizione dell'artista compiuta da donne che la trasformano in una sembianza di sé (segno tangibile dell’incontrarsi), alla tenace e lieve ombra lasciata su grandi fogli bianchi che raccontano il viaggio interiore di una giovane donna sulla soglia della sparizione.
Nell'estate del 2016 la Fondazione Merz offre a Lina Fucà una residenza artistica a Cuba. Da questa esperienza nasce l'opera "Non bastano un milione di passi", riflessione sull'incontro con l'isola caraibica dove si intrecciano fotografia, video e forme arcaiche di costruzione.
Recentemente, l’artista ha tenuto una personale presso l'Istituto Italiano di Cultura di Madrid (2017) e la mostra "Solo da bambini" (2019), con Daniele Gaglianone e Paolo Leonardo, alla Fondazione Merz di Torino.
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