Un coro multietnico e i temi della migrazione: a Villa Filippina debutta "Miracolo in chorus"

La compagnia Sutta Scupa nello spettacolo "Miracolo in chorus"
Una riflessione anche su Palermo e la Sicilia e sulla loro identità.
In scena i temi della migrazione, dei cambiamenti della società e dell'essere umano che si trasforma. E poi anche il tema della sepoltura, criticità cronica di una città come Palermo dove le bare rimangono accatastate per mesi in attesa di essere sistemate al loro posto.
Debutta a Villa Filippina mercoledì 16 e giovedì 17 settembre lo spettacolo “Miracolo in chorus” della compagnia Sutta Scupa, scritto e diretto da Giuseppe Massa.
In scena, accanto a Paolo Di Piazza e Marco Leone, un coro multietnico composto da otto donne africane e palermitane: Leslie Assie, Giada Baiamonte, Ilenia Di Simone, Fatoumatta Drammeh, Joy Erobar, Valeria Sara Lo Bue, Ylenia Modica e Memory Mutanuka.
Il coro multietnico che apre e chiude lo spettacolo articolando e dando forza alla drammaturgia, partorisce una bara e due fratelli. Sono Antonio e Bernardo, due becchini precari, che hanno il compito di seppellire un migrante defunto, ma il cimitero della città è stracolmo. Da ciò scaturisce un agro divertissement in cui i due provano senza riuscirci a sbarazzarsi del corpo esanime.
«Abbiamo deciso di rimetterci in gioco dopo i duri mesi del lockdown – dice Massa – Anche se per le piccole realtà teatrali non è certo facile ripartire. Ma era importante riaccendere i motori e lo facciamo in uno spazio all’aperto viste le prescrizioni del momento legate alla pandemia. Il tema dello spettacolo è una riflessione sull’umanità più che mai attuale in questo momento e sul sentirsi straniero.
Investighiamo la progressiva disumanizzazione della nostra società. Analizziamo questo processo di trasformazione mettendolo in relazione con il concetto di santità. Il dialogo-conflitto è il fulcro dello spettacolo: santo vs umano; umano vs bestia; luce vs buio. La nostra idea è continuare la ricerca all’interno di un percorso laboratoriale, facendo crescere il progetto di una compagnia sempre più multietnica. Il grande limite è non avere una sede dove lavorare. Ma il nostro vuole essere un laboratorio permanente».
Lo spettacolo è nato all’interno di Write 2016 (residenza creativa che coinvolge drammaturghi italiani ed europei all’interno del monastero di Mandanici a Messina), poi è stato condiviso con il pubblico in forma di studio al Teatro alla Guilla di Palermo.
L'anno scorso, sempre in questa formula, lo spettacolo è stato al Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari e all'Italian focus in Grecia.
In scena i temi della migrazione, dei cambiamenti della società e dell'essere umano che si trasforma. E poi anche il tema della sepoltura, criticità cronica di una città come Palermo dove le bare rimangono accatastate per mesi in attesa di essere sistemate al loro posto.
Debutta a Villa Filippina mercoledì 16 e giovedì 17 settembre lo spettacolo “Miracolo in chorus” della compagnia Sutta Scupa, scritto e diretto da Giuseppe Massa.
In scena, accanto a Paolo Di Piazza e Marco Leone, un coro multietnico composto da otto donne africane e palermitane: Leslie Assie, Giada Baiamonte, Ilenia Di Simone, Fatoumatta Drammeh, Joy Erobar, Valeria Sara Lo Bue, Ylenia Modica e Memory Mutanuka.
Il coro multietnico che apre e chiude lo spettacolo articolando e dando forza alla drammaturgia, partorisce una bara e due fratelli. Sono Antonio e Bernardo, due becchini precari, che hanno il compito di seppellire un migrante defunto, ma il cimitero della città è stracolmo. Da ciò scaturisce un agro divertissement in cui i due provano senza riuscirci a sbarazzarsi del corpo esanime.
«Abbiamo deciso di rimetterci in gioco dopo i duri mesi del lockdown – dice Massa – Anche se per le piccole realtà teatrali non è certo facile ripartire. Ma era importante riaccendere i motori e lo facciamo in uno spazio all’aperto viste le prescrizioni del momento legate alla pandemia. Il tema dello spettacolo è una riflessione sull’umanità più che mai attuale in questo momento e sul sentirsi straniero.
Investighiamo la progressiva disumanizzazione della nostra società. Analizziamo questo processo di trasformazione mettendolo in relazione con il concetto di santità. Il dialogo-conflitto è il fulcro dello spettacolo: santo vs umano; umano vs bestia; luce vs buio. La nostra idea è continuare la ricerca all’interno di un percorso laboratoriale, facendo crescere il progetto di una compagnia sempre più multietnica. Il grande limite è non avere una sede dove lavorare. Ma il nostro vuole essere un laboratorio permanente».
Lo spettacolo è nato all’interno di Write 2016 (residenza creativa che coinvolge drammaturghi italiani ed europei all’interno del monastero di Mandanici a Messina), poi è stato condiviso con il pubblico in forma di studio al Teatro alla Guilla di Palermo.
L'anno scorso, sempre in questa formula, lo spettacolo è stato al Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari e all'Italian focus in Grecia.
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