"Nyctografie" di Stefano Cumia, Nunzio e Turi Rapisarda: una mostra a tre voci

In foto l'opera di Nunzio Di Stefano
Col termine "nyctography" (letteralmente "scrittura notturna") Lewis Carroll, autore del leggendario "Alice nel paese delle meraviglie", aveva battezzato una sua invenzione: un sistema di scrittura collegato a un "nyctografo", piccola griglia ricavata da un tassello rettangolare di legno i cui intagli servono da guida nel buio.
Da qui si dipanano una serie di suggestioni, per un viaggio simbolico e mentale lungo quello spazio notturno che è metafora di una visione inattesa, radicale, cangiante: spazio di segni, forme, tracciati, soglie, buchi, velature, cecità e illuminazioni, scritture visive o testuali.
La mostra è parte di una ricerca curatoriale in corso, intorno alla relazione tra visibilità e invisibilità nel processo di formazione, nei percorsi di lettura e nello statuto concettuale dell’immagine.
L'artista palermitano Stefano Cumia, è tra i più raffinati e interessanti esponenti della nuova astrazione pittorica italiana; il maestro Nunzio è tra le voci italiane più autorevoli nel campo delle scultura, riconosciuto fin dagli Anni Ottanta a livello internazionale e Turi Rapisarda, catanese di nascita, torinese d'adozione, è un talentuoso sperimentatore della fotografia, con una lunga carriera da outsider, fra traguardi professionali e spazi d'indipendenza.
Le opere dei primi due, inedite, sono realizzate ad hoc per il progetto; quelle di Rapisarda appartengono a un ciclo del 2011 raramente esposto.
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