Lo spazio come luogo vivente e mutevole: "Bla(n/c)k", la personale di Mendolia Calella
Sincrasi tra virgolette e parentesi tonde dei lemmi "blank" e "black" nel titolo della mostra “Bla(n/c)k" di Giuseppe Mendolia Calella a cura di Valentina Lucia Barbagallo, che gioca con le parole e l’ortografia per svelare vari livelli semantici legati all’idea dello spazio espositivo e dell’opera d’arte, che il progetto intende rivelare al pubblico, rendendolo parte integrante e attiva dell'esposizione.
Vuoto e pieno, bianco e nero, sono coppie dicotomiche che l’artista crea e sovrappone con l’intento di far cadere l’attenzione del pubblico sul nero dei disegni a carboncino, inchiostro e acrilico che ricoprono le pareti della galleria, un tempo, vuote, bianche.
L’occhio di Giuseppe Mendolia Calella è, inevitabilmente, condizionato dalla sua formazione da designer che lo porta a considerare lo spazio come un luogo vivente e mutevole, non come una mera vetrina in cui presentare i propri lavori.
A prescindere, dal gioco creato con i lemmi "blank" e "black", il titolo della mostra ha un incipit onomatopeico "bla" che rimanda anche ai tanti "bla-bla-bla", cioè ai tanti luoghi comuni che, purtroppo, alimentano una certa diffidenza nei confronti dei giovani artisti d’arte contemporanea e delle giovani gallerie e/o spazi espositivi indipendenti.
Vuoto e pieno, bianco e nero, sono coppie dicotomiche che l’artista crea e sovrappone con l’intento di far cadere l’attenzione del pubblico sul nero dei disegni a carboncino, inchiostro e acrilico che ricoprono le pareti della galleria, un tempo, vuote, bianche.
L’occhio di Giuseppe Mendolia Calella è, inevitabilmente, condizionato dalla sua formazione da designer che lo porta a considerare lo spazio come un luogo vivente e mutevole, non come una mera vetrina in cui presentare i propri lavori.
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L'artista, dapprima, con fare bulimico, ricopre le pareti bianche della galleria con pezzi unici e numerati, in altre parole, con disegni di uguale formato (A4) e dello stesso colore. Compie questo gesto da solo, in silenzio e invita a riflettere anche sulla triade - gallerista, artista e pubblico - del mercato dell’arte contemporanea che tanto divide e incuriosisce studiosi, addetti ai lavori e timidi collezionisti.A prescindere, dal gioco creato con i lemmi "blank" e "black", il titolo della mostra ha un incipit onomatopeico "bla" che rimanda anche ai tanti "bla-bla-bla", cioè ai tanti luoghi comuni che, purtroppo, alimentano una certa diffidenza nei confronti dei giovani artisti d’arte contemporanea e delle giovani gallerie e/o spazi espositivi indipendenti.
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