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Mostra pittorica "Solitudini": passato e presente si intrecciano negli alberi di Pino Manzella

  • Margaret Cafè - Terrasini (Pa)
  • Dal 20 gennaio al 9 febbraio 2019 (evento concluso)
  • Visitabile tutti i giorni dalle 9.00 alle 22.00
  • Gratuito
Balarm
La redazione
L'artista Pino Manzella, cantore di paesaggi assolati, inondati da una luce mediterranea, fornisce un'originale versione dell'albero, simbolo della vita, con una mostra di pittura dal titolo "Solitudini", promossa dall'associazione Asadin con testo di presentazione di Lavinia Spalanca, dal 20 gennaio alle 18 al Margaret Cafè, in via Vincenzo Madonia 93 a Terrasini.

Sullo sfondo di uno scenario scabro ed essenziale si staglia un albero – quasi sempre il prediletto carrubo – che con la sua sola presenza vivifica il paesaggio. Nulla di religioso lo connota: per la folta chioma e il denso fogliame l'albero di Manzella non evoca il consueto simbolismo della verticalità, nel significato emblematico di ascesa al cielo, ma suggerisce piuttosto il persistere nell’orizzontalità, quasi un affondare nella terra.

L'albero del pittore ha le radici ben piantate nell’humus che alimenta i suoi frutti. Padre-albero immerso nella madre-terra, il vegetale non suggerisce un’evasione spirituale, bensì un attaccamento all'identità. A riscattarlo dalla sua solitudine, dall’inevitabile appartenenza all’Aldiquà, è però l’ombra rinfrescante gettata dalla sua chioma, frescura improvvisa nella desolazione.

Pittore speculativo, di pensiero, Manzella rende omaggio ai grandi scrittori e pittori del Novecento, con i loro oggetti-emblema: il pino scarnificato, che si scolpisce nel caos, di Luigi Pirandello (L’albero di Pirandello), o il ficus metamorfico di Bruno Caruso, riletto all’insegna dello scarto, della consapevole deviazione dall’originale. 

A corroborare il gioco intertestuale fra arte e letteratura – leitmotif dell’intera opera di Manzella – è la corrispondenza fra immagini e parole intrattenuta dalle sue chine acquarellate su carta antica. Un intreccio indissolubile fra pittura e segno grafico, ma anche fra presente e passato, tempo e memoria, in cui s’inscrive, nella sua assolutezza, la solitaria icona dell’albero della vita. 
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