Le pellicole ad infrarosso di Nino Russo raccontano il deserto del Rajasthan

Negli anni in cui lavorava al pronto soccorso, per smaltire lo stress e la stanchezza dei duri turni di guardia e delle notti insonni, il fotografo si chiudeva nella camera oscura ricavata nel garage del fratello. Lì, nella semi oscurità della lampada rossa, sperimentava e verificava i trattamenti dei negativi e delle stampe che aveva imparato dai libri di Ansel Adams.
L’esplosione dei bianchi delle alte luci, i cieli neri, la profondità degli orizzonti e di sospensione dei dettagli dell’incarnato divennero compagne di lavoro, portandole con sé nei suoi viaggi in giro per il mondo.
Nel deserto del Rajasthan, dove la luce abbagliante del sole si riflette amplificata dalle dune di sabbia bianca e dai laghi delle oasi dove si specchiano i palazzi dei Maharaja, dove l’orizzonte lontano è delimitato dai cieli netti, solcati da nuvole brillanti e dove i colori fluorescenti degli abiti sparano raggi di luce iridescente, la sua pellicola trasforma la policromia abbagliante in espansioni della scala dei grigi, in bianchi luminosi.
Nino Russo è nato in Sicilia a Leonforte, in provincia di Enna, nel 1952 e vive in campagna a Castellana Sicula. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977, si interessa di fotografia da più di quaranta anni. Ha realizzato i suoi primi servizi nel corso dei suoi viaggi in oriente e naturalmente, in Sicilia e Europa. Oltre alla tecnica fotografica tradizionale con pellicola o in digitale, utilizza spesso la fotografia in bianco e nero all’infrarosso che conferisce ai suoi lavori un accento drammatico ed una dimensione onirica.
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