Le maschere e i volti di Nicola Figlia in "Caos", la mostra a palazzo Sant'Elia

Volti di Nicola Figlia per il progetto "Caos"
L’artista siciliano si porta dentro il suo paese d'origine e attinge al repertorio popolare, alla religiosità, all'arte bizantina, al dualismo greco-latino fortemente presente in opere come "La grande Gerusalemme celeste", "Doppia Misericordia" o "Nostalgia".
Le sue radici affondano ancora più nel profondo e porta in superficie i Miti greci. L'affiorare di un sentimento classico è evidente in "Nostalgia del Classico" o in "Ritorno al classico", mentre una riflessione sull'arte e sul dualismo protagonista del dibattito artistico del secondo dopoguerra appare in "Realismo vs Astrattismo".
Volti ironici, ghignanti, beffardi, malinconici, assenti che saturano completamente la superficie dell'opera in una sorta di horror vacui. Le fisionomie sono accentuate dalla diversità nella colorazione dei volti nel quale vengono raccolti i pensieri, le emozioni e le sensazioni di ognuno.
Quasi maschere pirandelliane, sembrano definire il personaggio al quale appartengono, lasciando intravedere il concetto secondo cui ogni essere umano recita un ruolo nel gran teatro del mondo. I volti di Figlia non sono, però, solo maschere ma sempre anime che ti osservano e che nello stesso tempo sembrano voler essere osservate.
Diplomato all’Accademia di Belle Arti, Nicola Figlia è stato docente di Educazione Artistica nelle scuole medie statali e di Discipline Pittoriche nel liceo artistico "Almeyda" di Palermo. Disegna a pennino, incide all’acquaforte e dipinge ad olio, lavora su tela e cartelloni.
Nella sua pittura convivono in maniera dialettica neorealismo, espressionismo, metafisica, arte popolare, influenze bizantine. Il tutto si presenta attraverso l’ossessione del personaggio e del volto.
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