La donna è mobile alla corte del Duca di Mantova: il "Rigoletto" di John Turturro al Teatro Massimo

Uno scatto di scena: durante "Rigoletto" al Teatro Massimo (foto Franco Lannino)
L'opera in tre atti va in scena in un inedito allestimento realizzato dal Teatro Massimo in coproduzione con il Teatro Regio di Torino, l’Opéra de Wallonie Liège e la Shaanxi Opera House, con la regia di John Turturro e la direzione orchestrale di Stefano Ranzani (qui la recensione a cura di Giovanni Fasola).
Il "Rigoletto" è composto su libretto di Francesco Maria Piave ed è tratto dal dramma di Victor Hugo "Le Roi s'amuse" (ovvero "Il Re si diverte"), che alla sua uscita nel 1832 aveva subito una pesante censura, tanto che fu riproposto soltanto a 50 anni di distanza dalla prima.
La storia non piacque perchè descriveva in modo dettagliato e senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese e il libertinaggio del re di Francia Francesco I.
Per ovviare a ulteriori censure nell'opera di Verdi si decise di spostare l'azione in Italia, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova.
"Rigoletto" è un potente mix di passione, tradimento, amore e vendetta che, con una indiscutibile ricchezza melodica, pone l'accento sulle tensioni sociali e su una condizione femminile di subalternità, nelle quali il pubblico ottocentesco poteva certamente rispecchiarsi.
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