"In Antis": lana e acciaio per le opere di Francesca Polizzi alla RizzutoGallery

"Permanenza", opera di Francesca Polizzi (part.)
L’artista Francesca Polizzi presenta, alla RizzutoGallery, una serie di installazioni scultoree di grande formato composte solo da due materiali: lana e acciaio. Per la realizzazione di questi lavori cura la materia prima a partire dalla tosatura, sottoponendola a un processo che sembra avere lo scopo di controllare e allo stesso tempo mantenere l'irrequietezza della lana, ovvero la sua componente animale.
Tosatura, lavatura, cardatura, selezione del colore e infeltrimento sono tutte fasi con cui l'artista imprime la propria azione sul materiale plasmando e generando un tessuto organico, caricandolo di diversi strati di memoria fisica e intellettuale. Le opere riescono a operare un transfer simultaneo e continuo tra l'organico della materia e l'inorganico della forma costituita, che per analogia crea dei referenti esterni all'opera stessa, in un passaggio lieve e lirico.
Francesca Polizzi (Palermo, 1988) laureata all'Accademia di Belle Arti di Palermo, impiega prevalentemente la lana grezza come materiale di elaborazione e traduzione della memoria, una materia-pelle che accoglie segni, forme, scorie, processi di imprimitura, in un percorso che li rende immagini dalla rigorosa definizione formale, per darsi infine come reliquie di una dimensione sensoriale profonda.
Tosatura, lavatura, cardatura, selezione del colore e infeltrimento sono tutte fasi con cui l'artista imprime la propria azione sul materiale plasmando e generando un tessuto organico, caricandolo di diversi strati di memoria fisica e intellettuale. Le opere riescono a operare un transfer simultaneo e continuo tra l'organico della materia e l'inorganico della forma costituita, che per analogia crea dei referenti esterni all'opera stessa, in un passaggio lieve e lirico.
Francesca Polizzi (Palermo, 1988) laureata all'Accademia di Belle Arti di Palermo, impiega prevalentemente la lana grezza come materiale di elaborazione e traduzione della memoria, una materia-pelle che accoglie segni, forme, scorie, processi di imprimitura, in un percorso che li rende immagini dalla rigorosa definizione formale, per darsi infine come reliquie di una dimensione sensoriale profonda.
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