Gioielli, calici, ex voto per la Santuzza di Palermo: visite al Museo del Tesoro di Santa Rosalia

Calici in filigrana d’argento, corona di rose ex-voto e turiboli (foto di Cetti Lipari)
C’è l’ultimo gioiello seicentesco dagli smalti policromi dei Cavalieri di Malta, o la galea d’argento donata nel 1667 da Don Pietro Napoli e Barresi, principe di Resuttana, fino ai calici in filigrana e la serie di vasi d’altare con “pampini di Paradiso” donata alla fine del XVII secolo dal vicerè Juan Francesco Pacheco: sono solo alcuni pezzi del tesoro del museo di Santa Rosalia, nel santuario di Monte Pellegrino, inaugurato solo pochi mesi fa.
Qui la devozione per la “Santuzza” ha la forma delle suppellettili liturgiche o degli ex voto di alti prelati e gente comune, come il celebre reliquiario con un angelo che sovrasta un drago, opera dell’argentiere Andrea Memingher, su disegno di Antonino Grano e Giacomo Amato custodito all’Abatellis, fino all’ultimo scrigno: un ambiente con porta corazzata, sorta di “cassaforte” seicentesca utilizzata per conservare i pezzi preziosi.
A Palermo sono centosettanta i tesori aperti alle visite guidate (guarda qui tutti i luoghi). La visita ha una durata di 20 minuti e non è accessibile ai disabili.
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