"Frammenti di una visione": Palermo rende omaggio al Maestro Bruno Caruso attraverso le sue opere

"I pazzi del manicomio di Palermo (che mimano la corrida)" 1955, disegno a china acquerellata
Il corpus dell'esposizione è composto da una ventina di opere su carta (china e acquerello) e da circa quaranta incisioni. Sono presenti opere degli anni ’50, quando Caruso trovò il modo di applicare il geometrismo post-Picassiano al Neorealismo di Cesare Zavattini e Vittorio De Sica.
Tre gouaches appartenti al celebre ciclo del manicomio, serie propedeutica alla riforma Basaglia di grande impatto storico e sociale; il Ficus Magnolioides, il "mostro arboreo" tanto amato da Sciascia, che con Caruso condivise un'amicizia lunga, profonda e lavorativamente proficua; e ancora, "Jungla", copertina di catalogo di una importante mostra alla Ca 'doro di Roma del 1977, nella quale le affascinanti signore borghesi trovano straordinarie affinità con le fiere di cui indossano le pelli.
In mostra anche gli omaggi a Federico II, alla Repubblica Napoletana del 1799, le incisioni dedicate al viaggio di Ibn Jubayr, i suoi popolani, ragazzi e ragazze ossute con i capelli lunghi e ricci, le pupille dilatate e le labbra carnose (cit. Paolo Nifosi), la sua flora sensuale e lussuriosa, che sembra vivere più nella dimensione umana che in quella vegetale.
Analizzando l’intensità con la quale il Maestro ha vissuto e l’enorme mole di lavori eseguiti, è stato difficile raccontare la vita e l'opera di Bruno Caruso (1927-2018) in una sola mostra. Questa esposizione vuole rendergli omaggio mostrando ai visitatori uno spaccato dei temi cari all’artista, lungo un percorso durato una vita intera.
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