"Ferdinando": una storia di (e sulle) donne tra ingegno e creatività sul palco del Teatro Libero

Una scena dello spettacolo "Ferdinando"
Una baronessa borbonica, la cugina povera, il parroco del paese, e il nipote dalla bellezza morbosa: al Teatro Libero di Palermo dal 13 e al 15 dicembre l'appuntamento è con lo spettacolo "Ferdinando", messa in scena che indaga il possibile e impossibile mondo creativo delle donne.
Inquadrato nella nuova stagione artistica #Inoltrarsi del Teatro Libero di Palermo, lo spettacolo è prodotto dal Teatro Segreto di Napoli ed è basato sul celebre testo di Annibale Ruccello. Sul palco salgono Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio e Francesco Roccasecca.
La storia parla di Donna Clotilde, baronessa borbonica, rifugiatasi in una villa della zona vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia. È con lei una cugina povera, Gesualda, che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera.
I giorni trascorrono uguali, tra pasticche, acque termali, farmaci vari e colloqui con il parroco del paese, Don Catellino, un prete coinvolto in intrallazzi politici. Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché non arriva Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza "morbosa e strisciante".
Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, a mettere a nudo contraddizioni, a disseppellire scomode verità e a spingere un intreccio apparentemente immutabile verso un inarrestabile degrado.
Un Ferdinando che permette alla regista Nadia Baldi di indagare il possibile e impossibile mondo creativo che le donne sanno attuare quando i freni inibitori e culturali non hanno più il loro potere censurante.
Inquadrato nella nuova stagione artistica #Inoltrarsi del Teatro Libero di Palermo, lo spettacolo è prodotto dal Teatro Segreto di Napoli ed è basato sul celebre testo di Annibale Ruccello. Sul palco salgono Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio e Francesco Roccasecca.
La storia parla di Donna Clotilde, baronessa borbonica, rifugiatasi in una villa della zona vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia. È con lei una cugina povera, Gesualda, che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera.
I giorni trascorrono uguali, tra pasticche, acque termali, farmaci vari e colloqui con il parroco del paese, Don Catellino, un prete coinvolto in intrallazzi politici. Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché non arriva Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza "morbosa e strisciante".
Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, a mettere a nudo contraddizioni, a disseppellire scomode verità e a spingere un intreccio apparentemente immutabile verso un inarrestabile degrado.
Un Ferdinando che permette alla regista Nadia Baldi di indagare il possibile e impossibile mondo creativo che le donne sanno attuare quando i freni inibitori e culturali non hanno più il loro potere censurante.
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