Dal grido delle sorelle argentine "Non una di meno" è a Palermo: l'incontro pubblico
"Non una di meno" è un movimento nazionale femminista che che, mutuando il nome dal grido delle sorelle argentine (Ni una menos), invita le donne a tornare a occupare lo spazio pubblico, a riappropriarsi dei propri linguaggi e delle pratiche femministe elaborando percorsi di resistenza e lotta contro le molteplici forme della violenza maschile e maschilista sulle donne, della violenza di genere e dei generi nonché dei ruoli sociali imposti.
Il primo incontro pubblico di Non una di meno - Palermo, organizzato per discutere di cosa fare partendo dallo sciopero dell'8 marzo è sabato 23 febbraio alle 16 nei locali del Circolo Uaar di via Matteo Bonello (dietro l'Accademia di Belle Arti).
Cosa fa Non una di meno a Palermo? Porta avanti un percorso nato dal confronto tra diverse realtà femminili e femministe che da diversi mesi stanno ragionando in merito ad alcune macro aree – il piano legislativo, i CAV e i percorsi di autonomia, l’educazione alle differenze, la libertà di scelta e l’IVG.
E ancora: Sostegno dell’aborto farmacologico nei consultori, apertura delle case pubbliche della maternità per evitare la violenza ostetrica durante il parto. Finanziamenti ai consultori per garantire l’accesso alla contraccezione, all’informazione e alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, Nessun obbligo di denuncia nei pronto soccorso senza il consenso della donna, Più fondi per i centri antiviolenza, Garanzia d’indipendenza e laicità dei centri antiviolenza, Politiche per la genitorialità condivisa come l’estensione dei congedi di paternità a tutte le tipologie contrattuali, non solo nel lavoro subordinato e non solo in presenza di un contratto di lavoro.
E ancora Investimenti sulla formazione e su percorsi di educazione nelle scuole e nelle università che mettano in discussione e superino il “binarismo di genere” e gli stereotipi di genere, Formazione nel mondo del giornalismo e dell’informazione per smettere di rappresentare la violenza di genere come una “emergenza” o un “problema di sicurezza e ordine pubblico”, di indicare le donne come “vittime” e gli uomini maltrattanti come “presi da un raptus”, Il riconoscimento della protezione internazionale per le donne di origine straniera che si sottraggono a ogni forma di violenza come per esempio la tratta degli esseri umani.
E non ultimi: Una banca dati sulle molestie nei posti di lavoro, Una banca dati per monitorare le differenze di retribuzione salariale, Una banca dati sull’applicazione della legge 194/78 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza.
Il primo incontro pubblico di Non una di meno - Palermo, organizzato per discutere di cosa fare partendo dallo sciopero dell'8 marzo è sabato 23 febbraio alle 16 nei locali del Circolo Uaar di via Matteo Bonello (dietro l'Accademia di Belle Arti).
Cosa fa Non una di meno a Palermo? Porta avanti un percorso nato dal confronto tra diverse realtà femminili e femministe che da diversi mesi stanno ragionando in merito ad alcune macro aree – il piano legislativo, i CAV e i percorsi di autonomia, l’educazione alle differenze, la libertà di scelta e l’IVG.
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E ora, gli obiettivi: Reddito di autodeterminazione per le donne che decidono di uscire dalla violenza, Eliminazione dell’obiezione di coscienza per l’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) negli ospedali pubblici, che permette al 35 per cento degli ospedali italiani con un reparto di ginecologia e ostetricia di non praticare gli interventi.E ancora: Sostegno dell’aborto farmacologico nei consultori, apertura delle case pubbliche della maternità per evitare la violenza ostetrica durante il parto. Finanziamenti ai consultori per garantire l’accesso alla contraccezione, all’informazione e alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, Nessun obbligo di denuncia nei pronto soccorso senza il consenso della donna, Più fondi per i centri antiviolenza, Garanzia d’indipendenza e laicità dei centri antiviolenza, Politiche per la genitorialità condivisa come l’estensione dei congedi di paternità a tutte le tipologie contrattuali, non solo nel lavoro subordinato e non solo in presenza di un contratto di lavoro.
E ancora Investimenti sulla formazione e su percorsi di educazione nelle scuole e nelle università che mettano in discussione e superino il “binarismo di genere” e gli stereotipi di genere, Formazione nel mondo del giornalismo e dell’informazione per smettere di rappresentare la violenza di genere come una “emergenza” o un “problema di sicurezza e ordine pubblico”, di indicare le donne come “vittime” e gli uomini maltrattanti come “presi da un raptus”, Il riconoscimento della protezione internazionale per le donne di origine straniera che si sottraggono a ogni forma di violenza come per esempio la tratta degli esseri umani.
E non ultimi: Una banca dati sulle molestie nei posti di lavoro, Una banca dati per monitorare le differenze di retribuzione salariale, Una banca dati sull’applicazione della legge 194/78 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza.
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