"Aurea Hora" dialoga con la collezione di Fondazione Sicilia: la mostra di Francesco De Grandi a Villa Zito
"Porziuncola" di Francesco De Grandi (part.)
Il titolo scelto dall'artista per il suo percorso all'interno della rassegna "Incursioni contemporanee", a cura di Sergio Troisi, evoca il momento in cui significati in un primo tempo latenti o inerti si risvegliano e toccano la coscienza, varcando una soglia invisibile.
L'idea da cui nasce questo progetto è quella del dialogo, come dovrebbe sempre accadere quando mostre d'arte contemporanea vengono allestite in Musei che raccolgono collezioni di secoli passati.
Ed è proprio da questo assunto che nasce la rassegna: inserire interventi di artisti contemporanei all'interno di una collezione storicizzata come quella della Fondazione Sicilia, caratterizzata da opere che vanno dal Seicento alla prima metà del Novecento, con una prevalenza di autori siciliani e un forte nucleo centrale costituito dalla pittura dell'Ottocento.
In questo dialogo, De Grandi attinge a un mondo interiore profondo, spesso inquieto: una natura evocatrice, ma anche le figure fantastiche di Bosch, Ensor, Goya.
«Ancora una volta, la collezione di Villa Zito è chiamata a confrontarsi con l'universo pittorico del panorama contemporaneo - afferma Raffaele Bonsignore, presidente di Fondazione Sicilia. La sfida di "Incursioni" è mettere in relazione epoche diverse ma anche gli artisti e i loro mondi interiori, oltrepassando i limiti del tempo».
Nel trittico costituito dall'"Ingresso di Cristo a Palermo" (2015), dalla "Flagellazione" (2016) e dal "Compianto al Cristo morto" (2017), allestito nella sala con le opere di Luca Giordano, Mattia Preti e Bernardo Strozzi, i numerosi riferimenti alla storia dell'arte, verificano nelle scene devozionali gli archetipi della violenza e della pietà.
Dopo gli studi presso l'Accademia di Belle Arti della sua città, nel 1994 l'artista palermitano Francesco De Grandi si trasferisce a Milano, dove vi resterà fino al 2008. Dal 2009 al 2012 lavora a Shanghai, ma successivamente decide di tornare a Palermo, dove trova un luogo più adatto per continuare la sua ricerca.
De Grandi ha un rapporto diretto con la pittura, quasi un corpo a corpo, e la sua ricerca pittorica si è evoluta negli anni spogliandosi sempre di più dalle contaminazioni dell'immagine forzatamente contemporanea, per ritrovare con sé stesso una forma di purezza e onestà.
Interessato alla matrice ontologica della Pittura come percorso di conoscenza, trova nei motivi archetipici della sua storia una via per l'elevazione spirituale in una forma del dipingere quasi meditativa.
Nei suoi lavori sono fondamentali l'esperienza e la visione dell'opera nella sua forma originale, verso una concezione immediatista dell'esperienza pittorica.
Dal 2016 è docente di pittura all’Accademia delle Belle Arti di Palermo.
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