MUSICA
"Premio De Andrè": vincono i Tamuna con "Accussì"
I Tamuna vincono il "Premio Fabrizio De Andrè" dopo essersi esibiti all'Auditorium Parco della Musica di Roma: è stato il singolo "Accussì" ad aver conquistato i giudici
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Da Palermo fino a Roma per il "Premio Fabrizio De Andrè": ce l'hanno fatta Charlie Di Vita, Giovanni Parrinello, Marco Raccuglia e Riccardo Romano, i musicisti della band Tamuna a conquistare i giudici con il brano "Accussì".
Primo singolo dell'album, "Accussì" prende forma in un videoclip diretto da Alessandro Vancardo con l'arrangiamento del Maestro Mauro Schiavone e la produzione dei Tamuna e Riccardo Piparo. Se prima dell'esibizione il loro motto era, con le parole di Winston Churchill, Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere l'entusiasmo, oggi i Tamuna possono festeggiare la vittoria.
Un grande merito quello di aver portato tutta l'anima palermitana fino a Roma con un sound delicato, più lento rispetto al loro tipico woodrock, un brano più intimo e intimista che vuole dar voce a chi vive nell'indifferenza e nel proprio silenzio. Un brano che racconta il loro più vero modus essendi, lontano da "quel mondano sogno".
Accussì, quannu etti vuci e nuddu sienti è accussì, quannu t'incazzi e strinci i rienti è accussi, che chiudi tutto dentro l'anima.
Primo singolo dell'album, "Accussì" prende forma in un videoclip diretto da Alessandro Vancardo con l'arrangiamento del Maestro Mauro Schiavone e la produzione dei Tamuna e Riccardo Piparo. Se prima dell'esibizione il loro motto era, con le parole di Winston Churchill, Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere l'entusiasmo, oggi i Tamuna possono festeggiare la vittoria.
Un grande merito quello di aver portato tutta l'anima palermitana fino a Roma con un sound delicato, più lento rispetto al loro tipico woodrock, un brano più intimo e intimista che vuole dar voce a chi vive nell'indifferenza e nel proprio silenzio. Un brano che racconta il loro più vero modus essendi, lontano da "quel mondano sogno".
Accussì, quannu etti vuci e nuddu sienti è accussì, quannu t'incazzi e strinci i rienti è accussi, che chiudi tutto dentro l'anima.
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