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Tra relitti secolari e Pink Floyd: la storia di Leonardo, che da grande voleva fare il sub

Scende a profondità abissali tra i mari siciliani per scovare relitti dimenticati e portare a galla le loro storie meravigliose: i racconti fantastici di Leonardo Lodato

  • 18 ottobre 2018

Il bambin Gesù a prua della nave Bowesfield

La Sicilia e il suo blu. Già, perché oltre alle meraviglie che stanno sotto agli occhi di tutti, ce ne sono tante altre custodite dagli abissi.

Relitti che qualcuno va a scovare per portarne a galla le storie. Proprio come facevano i palombari.

Uno di questi è, sulla carta, un giornalista, si chiama Leonardo Lodato e quando può indossa bombole piene di miscele per scendere a profondità abissali per documentare i relitti di Sicilia.

«Sono davvero tanti - racconta - Basti pensare che la zona del Siracusano è stata teatro di battaglia durante la Seconda Guerra Mondiale. In quelle acque è possibile visitare relitti unici come il Nevada, conosciuto anche come "La nave del sale", affondato nel 1979, quindi decisamente più recente ma altrettanto affascinante rispetto ai tanti mezzi militari che giacciono su quei fondali».

«A mezzo miglio dalla costa di San Vito Lo Capo - continua - nel Trapanese, c’è invece il bellissimo relitto del Kent. Questo cargo cipriota è conosciuto anche come "Nave dei Corani" perché tra il carico a bordo della nave, al momento dell’affondamento, c’erano anche numerosi volumi del Corano».
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E nei fondali della Timpa di Acireale giace a una quarantina di metri di profondità il Terni, affondato nel 1943. Una ottima palestra per addestrarsi e imparare a conoscere (e rispettare) i relitti.

Uno di questi relitti è diventato anche argomento di un libro, dal titolo "Storie di Uomini e di Navi. Un'avventura chiamata Veniero", che racconta a suon di rock and roll la storia di questa nave e del suo equipaggio.

Che c’entra il rock? Sott’acqua ciascuno di noi porta qualcosa, Leonardo le note di Motorhead, Deep Purple e Pink Floyd.

«Del tutto casualmente - racconta ancora - scopro che nell’autobiografia del mio artista preferito, Lemmy Kilmister, che c’è una foto dove lui scherza poggiando la mano, aperta, su un pianoforte. La didascalia recita: Lemmy trova un granchio durante un’immersione».

«Un segnale? Chissà. E poi, ci sono i lunghi viaggi in auto, gli spostamenti mentre l’alba ancora non si è svegliata, con la macchina carica di attrezzatura e la musica che ti tiene sveglio».

«Solitamente sono loro -spiega - i Motorhead, oppure i Pink Floyd. E sempre con il mio istruttore-compagno di immersioni, le lunghe chiacchierate parlando di Mick Jagger, Robert Plant, ma anche di Wagner, dei Kraftwerk e dei Deep Purple».

Passioni che diventano insieme lavori e modi per star bene con sé stessi. Perché il mare è silenzio, è sentire il proprio respiro, per dirla con le valore del cinquantaduenne palombaro di Sicilia.

E da grande allora, che si fa? "Di lavoro faccio il giornalista ma da grande vorrei fare il palombaro dentro un acquario: sì, sì, proprio come Nemo!".

La foto: la statua del Bambinello è poggiata sulla prua del Bowesfield, la nave affondata a largo di Torre Faro nello Stretto di Messina.
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