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Tra i borghi fantasma della Sicilia fascista: il villaggio spettrale a pochi passi da Palermo

Vi portiamo in un paesino surreale a pochi chilometri dal capoluogo siciliano. Nel video i ruderi e le casette abbandonate, dove il tempo sembra essersi fermato

Balarm
La redazione
  • 13 ottobre 2022

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Una scuola, una chiesa e tanti edifici fatiscenti, che un tempo furono modeste dimore di contadini e sede di uffici pubblici. Con questo video di Mario Ricotta vi portiamo alla scoperta di uno dei borghi fantasma costruiti in Sicilia durante il ventennio fascista.

Ci troviamo nel territorio di Castronovo di Sicilia, in provincia di Palermo, più precisamente a Borgo Riena. Un villaggio spettrale a pochi chilometri dal capoluogo siciliano e che probabilmente in pochi conoscono.

Questo piccolo borgo fu costruito agli inizi degli anni Quaranta e fu concepito come un piccolo villaggio residenziale, dotato anche degli essenziali servizi pubblici. Borgo Riena rientrava nel cosiddetto “programma di colonizzazione del latifondo siciliano”, che aveva lo scopo di consentire ai contadini e alle loro famiglie di risiedere a poca distanza dai terreni coltivabili.

Scuola, chiesa, uffici pubblici, indirizzati ai contadini non abbienti per spingerli a coltivare terreni lontani dai centri abitati.
Il borgo fu abbandonato nel 1950 e da allora, secondo una vecchia leggenda, suo unico abitante fu un latitante, tale Totò Militello, condannato all’ergastolo ma evaso dal carcere e che trovò riparo in questi ruderi così da evitare la condanna.

Arrivare qui vuol dire calarsi in un ambiente surreale, fuori dal tempo, tra ruderi, ambienti abbandonati, finestre divelte e animali in libertà.
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