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Palermo è quasi ultima in classifica per qualità di vita: e se non fosse solo colpa di Orlando?

Arriva ultimo chi non pensa di potere arrivare primo. Ma è nelle nostre teste che le partite si giocano e si vincono o perdono. E intanto Palermo continua a retrocedere

Giovanni Callea
Esperto di marketing territoriale e sviluppo culturale
  • 4 dicembre 2020

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando

Palermo continua a retrocedere nella classifiche di vivibilità. Peggiorando quanto non pensavamo peggiorabile. Dei giorni scorsi l’ultima graduatoria edita da Italia Oggi che ci vede al 99° posto su 107. La classifica è costruita su nove pilastri: affari e lavoro, ambiente, sicurezza sociale, istruzione formazione capitale umano, reddito e ricchezza, reati e sicurezza, tempo libero.

Palermo è insufficiente in sei su nove di questi parametri. Prende la sufficienza per popolazione, sistema salute e sicurezza sociale. Gravi insufficienze in tutto il resto.

Fa impressione la posizione 104 nella sottoclassifica sul turismo, e la posizione 94 nella sottoclassifica sul numero di alberghi. Più che altro perché io credo che è questa la sola leva economica che l’amministrazione comunale aveva per pensare ad un rilancio della città. Nulla è stato fatto in questi anni. Ed il fatto che il Sindaco ha tenuto per se la delega certo non ha aiutato.
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In ogni caso inutile prendersi in giro, le sufficienze sono irrilevanti, è una waterloo in tutti gli indicatori.

Io credo che Orlando abbia gravi responsabilità. Ma che non possa essere addebitato solo a lui lo stato di degrado e di abbandono della città. Palermo, come il resto della Sicilia, paga a mio avviso pastoie burocratiche se possibile più complesse e farraginose del resto d’Italia. Tutto questo si somma alla nostra, parlo di noi cittadini, tradizionale ignavia. Una ignavia culturale che credo si sia ormai cristallizzata nel nostro DNA.

Qualche giorno fa un mio amico in via Notarbartolo ha richiamato una persona e due suoi amici che avevano gettato un pacchetto di sigarette per strada. Il mio amico ha raccolto il pacchetto e lo ha conferito nel cassonetto, invitando la prossima volta ad evitare di buttarlo per terra.

È finita con il mio amico a terra preso a calci e pugni. Nessuno è intervenuto. Ripresosi riesce a chiamare i carabinieri, che arrivano, e dopo avere incassato minacce ed insulti a loro volta identificano i tre farabutti: sono pregiudicati. I carabinieri stessi in separata sede sconsigliano al mio amico di procedere con una denuncia. Perché già sanno che riceverà ritorsioni lui e la sua famiglia e loro non potranno fare nulla per difenderlo.

A me di questa storia ha colpito la rassegnazione delle forze dell’ordine. Sia chiaro io credo che il carabiniere abbia fatto in coscienza la cosa che riteneva più corretta per proteggere il mio amico. Ma è la misura di un sistema inceppato ed arreso agli eventi.

Mentre mi raccontava l’accaduto pensavo tra me: ma sei scemo a metterti in mezzo per un pacchetto di sigarette? Non conosci Palermo?

Sebbene possiate non lo vederlo c’è un filo rosso che collega il mio amico a terra, l’immondizia, gli ultimi posti nelle classifiche, l’insipienza del sindaco e di questa amministrazione, il mio pensiero sull’inutile atto civico del mio amico. Ovvero l’idea che si è radicata in tutti noi che non possa esservi un modo diverso di fare e pensare le cose. Io per primo ne sono ormai convinto. E sono certo che Orlando, da palermitano, ne sia convinto a sua volta, ne sia convinta la giunta, e che ne siano convinti la maggior parte dei miei concittadini che leggeranno questa parole.

La vita mi ha insegnato che arriva ultimo chi non pensa di potere arrivare primo. Perché è nelle nostre teste che le partite e le sfide si giocano e si vincono o perdono.

Siamo ultimi, miei cari, perché tristemente quella partita la perdiamo giornalmente nella nostra testa. Perché in realtà siamo convinti che è quello il posto che meritiamo e che il mio amico a terrà è stato solo uno stupido imprudente.
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