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La fortezza in Sicilia sommersa e poi tornata alla luce: il nome ricorda chi l'ha costruita

Si trova vicino a un lago e da quando è riemersa dalle profondità attira parecchi curiosi, visitatori e studiosi desiderosi dello scatto perfetto. Ha un'antica storia

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 8 maggio 2023

Fortino di Mazzallakkar

Il Lago Arancio custodisce tanti segreti. Uno di questi, ha una storia dalle radici lontane: il fortino di Mazzallakkar. Un territorio che oggi esprime la sua immagine tra boschetti artificiali, una diga (Carboj), diverse colture e una fortezza che si divide tra l’evidente e l’invisibile.

Un corso storico di notevole spessore iniziato nell’830 quando gli Arabi fondarono l’antica città di Zabut (l’attuale Sambuca di Sicilia). Un periodo nel quale vennero conquistate diverse zone della Sicilia stabilendosi in punti strategici (costruzioni di svariati centri).

Zabut rappresenta uno dei primi tre insediamenti arabi (in Sicilia) e venne fortificata (presumibilmente) con presidi militari costanti a difesa della popolazione. Dietro all’edificazione sono sorti dubbi e poste frequenti domande sull’importanza rivestita.

Per alcuni studiosi si trattava di una protezione nei confronti del Castello di Zabut ubicato in collina. Per altri invece, un’architettura sorta successivamente (dopo l’anni Mille) su una struttura già esistente e costruita dopo la nascita dell’attuale paese.
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Gli storici contemporanei credono sia una masseria rinforzata (custodia del grano prodotto in zona) cinquecentesca che i nobili Perollo - signori della zona - avevano costruito sulla stessa scia architettonica dei castelli maltesi. Qualcuno ipotizza ci fosse (addirittura) un canale navigabile attraverso il quale le masserizie giungevano direttamente al mare.

L’edificio è realizzato in pietra calcarea (ancor oggi visibile) e aveva una forma rettangolare - quadrangolare (tipica araba). Circondato da quattro mura (alte circa 4 metri), presenta delle robuste torri dotate di feritoie.

Queste ultime avevano in cima delle cupolette con ornamenti cuspidali, probabilmente riferiti a una mezzaluna o la forma di una fiamma. Un aspetto di contrasto è legato all’altezza delle torri. Difatti, essendo una fortezza difensiva, presenta delle misure basse rispetto alle fortificazioni dell’epoca. Dopo la repressione federiciana, gli arabi furono cacciati via dalla Sicilia e il fortino rimase inutilizzato.

Fino agli anni Cinquanta l’area fu preda di passaggio e riparo delle greggi. Nonostante l’utilizzo per armenti, l’edificio aveva mantenuto intatta la sua bellezza. Dopo la costruzione dell’invaso (Lago Arancio) avvenuto nel 1952, con ben 32 milioni di metri cubi di acqua contenute all’interno, l’antica struttura fu sommersa definitivamente. Causa siccità, riemerge dalle profondità e attira parecchi curiosi, visitatori e studiosi in preda allo scatto perfetto.

Le escursioni termiche e le depressioni idrogeologiche hanno e continuano a distruggere irrimediabilmente l’opera storico-architettonica.

Oggi, è diventato difficile poter approfondire ulteriori studi e non agevola le ricerche. L’amministrazione sambucese ha allestito un itinerario illustrato di 16 pannelli che racconta la storia del fortino. Anche la Regione Sicilia ha provveduto a finanziare una spedizione archeologica nei pressi del luogo.

L’obiettivo è rintracciare il percorso storico con certezza e dare la spinta per un programma di crescita turistica. La stima dei borghi, fortini, castelli, siti archeologici e boschi abbandonati in Sicilia ha raggiunto un’ elevata quantità dal valore inestimabile.

L’impegno economico è imponente e spesso, la mancanza di fondi ha sancito il loro declino definitivo. Dietro a ogni racconto si nasconde un auspicio, pieno di speranza, affinché grazie agli itinerari turistici possano ritornare a splendere come un tempo.
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