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L'incanto dei mosaici "sulla riva" di un fiume: l'antica villa (scoperta per caso) in Sicilia

Vi portiamo alla scoperta di un luogo più unico che raro. Una villa romana nascosta per secoli e poi riaffiorata che conserva al suo interno "tesoretti" di grande pregio

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 6 settembre 2024

Era una Villa di Signori, ricchi e aristocratici, posta alla destra del fiume Tellaro, corso d’acqua quasi asciutto d’estate ma bizzoso d’inverno con esondazioni che potevano distruggere ponti ma anche rendere particolarmente fertili le terre vicine.

Signori probabilmente di origine greca, le scritte nei loro pavimenti a mosaico sono in quella lingua; una proprietà probabilmente di 5000 metri quadri, del tutto autosufficiente con il suo latifondo coltivato e vicina alla Colonia greca di Eloro, nome greco del fiume.

Sono alla Villa del Tellaro in contrada Caddeddi, a 17 km da Marzamemi, 39 da Siracusa, 9 da Noto.

La parte tornata alla luce ricopre circa 3000 mq sviluppata intorno a un Peristilio (cortile circondato da porticati). La parte bassa era adibita a depositi, l’abitazione con le stanze era al piano superiore. Uno degli ingressi è stato ritrovato e ha una scala in marmo.

Riuscire a recuperare parte di questa villa sontuosa con i suoi mosaici simili come fattura ad altre ville presenti sull’Isola, è stato particolarmente difficile per una Masseria che è stata costruita sopra la dimora tra 700 e 800, sono ancora visibili le vasche e i tini del Palmento.
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Ai danni provocati da questa costruzione che comunque costituisce, a sua è volta un prezioso reperto di archeologia agricola, e che fa parte della storia della villa, vi fu anche un incendio nel V secolo d.C. che fece crollare il tetto, dato ricavabile dalle macchie scure su alcuni pavimenti a mosaico, il resto della distruzione lo fecero i numerosi terremoti.

Per la datazione della villa sono stati d’aiuto lo stile dei mosaici, probabilmente realizzati da artisti provenienti dall’Africa, ceramiche, anfore e soprattutto monete trovate sul pavimento o poco sotto, I Tesoretti, con l’effige degli Imperatori Costantiniani e le città Roma e Costantinopoli personificate: ben 108 monete di bronzo coniate a metà dell’anno 300, come mi ha indicato un’esperta, la Signora delle Monete Rosalba Riccioli.

Tutti questi dati collocano quindi la villa nel IV secolo in età Tardo Antica. Un periodo storico in cui si andava affermando il Cristianesimo che grazie a Costantino e al suo Editto fu equiparata a tutte le altre religioni. È un periodo in cui culti e religioni convivono, e quella pagana con quella cristiana sono le più seguite.

La Villa fu rinvenuta, come spesso accade, attraverso degli scavi clandestini nel 1971 e poi seguita per oltre 20 dal lavoro dagli archeologi.

La visita della Villa del Tellaro è in un ambiente ben tenuto e curato con esplicativi pannelli che raccontano e spiegano cosa si sta visitando. Il percorso è obbligato attraverso 4 sale, nel corpo orientale della masseria, dove i resti murari della villa romana sono nel sottosuolo. La visita agli straordinari mosaici è il punto di forza e avviene attraverso una passerella sovrapposta.

Questi Signori amavano camminare su questi incredibili mosaici che raccontano miti, riti e scene di vita.

Tra una cornice laterale con a festoni, foglie e maschere teatrali, troviamo il Mosaico di Ettore; da sinistra a destra, sono rappresentati Ulisse, Achille, di cui si è conservata la parte superiore della testa con elmo, Diomede, la figura di un araldo, manca invece quella del vecchio Priamo.

Il racconto musivo ricostruisce la restituzione del corpo di Ettore, trafitto da Achille, attraverso un riscatto, al padre, Re di Troia. Le figure sono disposte intorno a una bilancia, dove sul piatto sinistro c’è un contenitore con dell’oro, sull’altro si vedono solo i piedi dell’Eroe Troiano morto.

È particolare questa rappresentazione non presente nel poema omerico dell’Iliade, probabilmente era in una delle tragedie di Eschilo andata perduta “ i Frigi” questo spiegherebbe la presenza nella cornice delle maschere teatrali. Le iscrizioni con i nomi dei personaggi sono in greco.

Nel mosaico del portico è presente un “tappeto” di corone di alloro che incorniciano medaglioni a motivi geometrici. I colori sono brillanti e fluidi e danno un senso di naturalezza e profondità. Questo mosaico non è stato staccato per il restauro e mostra ancora i segni all’incendio che distrusse la villa.

Bellissimo è il Mosaico dei Satiri e Menadi. È riportato uno dei riti dei pagani quello legato al Dio Dioniso. Un rito dove attraverso sostanze psicotrope e il vino si creava un’estasi che favoriva la comunicazione con il Dio delle libagioni e non solo. Al centro la figura Dioniso è andata perduta, mentre vi sono dei crateri con festoni foglie fiori e frutti che ad arco formano 4 rettangoli.

In ogni riquadro sono rappresentati un Satiro e una Menade (una donna in preda all’estasi) che danzano tenendo in mano strumenti musicali, sono presenti, anche, 4 maschere come se il rito fosse diventato una rappresentazione.

Il Mosaico della caccia ha una cornice con uccelli acquatici e svastiche un simbolo antico di buona fortuna. Al centro vi è una figura femminile seduta su una roccia, è L’Africa, dove è, rappresenta una battuta di caccia. Straordinaria la manifattura, si notano persino i riflessi dell’acqua sulle gambe degli uomini e sulle zampe degli animali.

Si vede l’attacco di una tigre a un uomo dallo sguardo terrorizzato, mentre se ne scorge un altro che arriva in aiuto con una lancia. Questa battuta di caccia si conclude nella parte inferiore con un banchetto con servitori che versano vino e acqua per lavarsi le mani, mentre altri sono intenti a preparare le pietanze.

Lascio questa Villa stupenda addentrandomi per trazzere di vigneti dove sono curate le uve tipiche che diventeranno Nero d’Avola, Moscato e Albanello. Libagioni pregiate degne di palati come quelli degli Dei.
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