ITINERARI E LUOGHI
Il volto meno conosciuto di Castellammare: i paesaggi agresti e "l'ora magica" al Castello
Non solo mare spiagge di straordinaria e luminosa freschezza. Ma anche la campagna in tutta la sua bellezza, con i segni dell’infaticabile presenza secolare dell’uomo
Il territorio su cui sorge fu donato ai gesuiti che ne fecero il centro di un vasto e redditizio latifondo mentre il complesso di caseggiati rurali a forma di baglio fortificato, un tempo era munito di una torre massiccia risalente alla metà dell’ottocento e crollata nell’ultimo ventennio, esattamente nel 1998.
Attorno alla torre si sarebbe sviluppato il primo cortile. La prima notizia certa riguardante la torre di Inici si riferisce a un episodio del XVI secolo. Nel 1535, dopo aver condotto con successo la conquista di Tunisi, Carlo V d'Asburgo passò da Inici, dove fu ospitato per una notte da Giovanni Sanclemente, suo compagno d'armi a Tunisi, e alloggiato in una stanza della torre, nella quale - in memoria dell'evento - si tenne pendente dalla parete il suo ritratto. L'imperatore passeggiò tra gli uliveti di quel feudo e si fermò all'ombra di un vecchio ulivo: presso quell'albero sgorgava un ruscello, che venne chiamato in suo onore l'Acqua dell'Imperatore.
Nella parte centrale del Castello, adiacente alla torre che collega i due cortili, si trova una cappella. A partire dal XVII secolo, assieme al Castello e a una porzione della baronia, la cappella passò al collegio dei Gesuiti di Trapani, che fu attento nell'adattarla ai canoni del sofisticato barocco siciliano, arricchendola di stucchi e affreschi: nel 1738 fu affidato al pittore trapanese Domenico La Bruna l'incarico di realizzare sulle sue pareti una serie di affreschi raffiguranti la vita dei Santi.
Alcuni ambienti del Castello con l’annessa cappella vennero utilizzati come luogo di ritiro e di ascesi religiosa, e in tale senso risulta significativo il ciclo di immagini affrescato, tale da non far sembrare di essere dinanzi a una semplice cappella destinata ad assolvere al diritto di messa per i contadini del feudo. Oggi questi affreschi sono conservati nella Chiesa Madre di Castellammare del Golfo. Per visitare il Castello bisogna munirsi di scarponi da trekking, perché il sito si trova ai piedi del Monte Inici, e non si può non andare a visitare le grotte del Monte Inici: è necessario, insomma, procurarsi acqua, scarponi e un buon cappellino, per iniziare il rilassante tour.
Purtroppo ciò che resta del Castello sono solo pochi ruderi, ma suggestivi: basti pensare che nella sua parte centrale, quella adiacente alla torre che collega i due cortili, c’è una chiesa, che probabilmente coincide con la chiesa della Madonna della Mendola, fatta costruire nel 1574, come testimonia tra l’altro lo storico ericino Antonio Cordici. L’ora ideale per visitarlo è tra le prime ore del mattino o nelle ore del tramonto, perché allora sarà capace di lasciare davvero entusiasti e far godere di una luce che raramente si potrà vedere in altre zone.
Si potrà ammirare da una parte la natura a tratti selvaggia e a tratti dominata dall’uomo con gli immensi vigneti, e dall’altro immergersi nel sole che illumina il Monte Inici offrendo uno spettacolo unico. Una ‘pagina’ diversa di Castellammare del Golfo, bagnata da un mare da sogno e mete tra le più ambite, ideale per chi desidera coniugare mare, storia, cultura e buon cibo.
Una città che vista dall’alto somiglia a un’aquila adagiata sul mare, le cui ali sono le insenature di Petrolo e Marina, con in mezzo il tratto di terra che termina con il Castello Arabo Normanno.
Il mare di Castellammare è sicuramente l’attrattiva maggiore, con la vicina Riserva dello Zingaro e la spettacolare Tonnara di Scopello, ma c’è davvero molto altro e, oltre alle chiese, ai palazzi intrisi di storia, alle viuzze misteriose e a un Castello magico che pare ancorato al porto, anche una natura incontaminata e ricca di silenzio e legami con l’antichità. Alle pendici del Monte Inici Castellammare sorge, creando il bellissimo golfo affacciato sul mare cristallino.
ll Castello di Inici resta un sito di rilievo, dal passato sospeso tra storia e leggenda, che dopo la sua costruzione vide la successione di più proprietari tra arabi, normanni, svevi ed angioini. Da non perdere, durante il viaggio all'insegna del relax e della scoperta nella città che avvolge in un abbraccio il suo pittoresco porto.
Un plastico del Castello di Baida (realizzato da Giuseppe Bosco in base agli studi del professore Giuseppe Vito Internicola) che riproduce com’era durante una visita di re Ferdinando III di Borbone per una battuta di caccia, fu mostrato la scorsa estate nella piazza antistante l’ingresso a cura dell’associazione Kernos, nel corso di un’iniziativa patrocinata dal Comune.
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