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Il Monte Palatimone, una perla (nascosta) in Sicilia: la vista da qui è davvero mozzafiato

Attonito, impaziente, osservato come il pezzo meno pregiato dell’intera collezione, il Palatimone racconta una storia antica che non deve essere sottovalutato

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 25 ottobre 2023

Vista dal monte Palatimone

All’undicesimo posto degli studi orografici della provincia di Trapani spicca il Monte Palatimone. Rappresenta uno degli ultimi rilievi della provincia settentrionale trapanese e dell’ intero Appennino Siculo. Giace in un contesto territoriale dove prevale la presenza del Monte Cofano con la riserva protetta omonima.

Attonito, impaziente, osservato come il pezzo meno pregiato dell’intera collezione, il Palatimone racconta una storia antica che può essere vissuta dall’alto dei due versanti proposti.

Anch’esso è stato "colpito" dall’evoluzione del complesso orogenico che ha investito l’intero territorio. Una variazione geologica di oltre 200 milioni di anni, dalle paleoambientali triassico-mioceniche ai lineamenti geomorfologici quaternari fino alle fasi orogenetiche mioceno- plioceniche che hanno modificato le sue caratteristiche fisiche.

Oggi è possibile raggiungere la cima posta ai 595 m.s.l.m. e rientra nella guida de “il Sentiero Italia CAI”.
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Superato il borgo di Castelluzzo e, proseguendo verso la “Riserva Monte Cofano” e “Baia Santa Margherita”, finalmente gli escursionisti possono scandire i primi passi verso uno scenario poco conosciuto. Chi opta per il versante sud (più lungo) decide di seguire il percorso più “morbido”.

Durante il cammino si incontra una vegetazione aspra dove la cresta (Rocche di Tuono) precipita con pareti verticali a strapiombo sul pianoro sottostante. Alle basi delle stesse (pareti), su conoidi di deiezione, si sviluppa la macchia mediterranea.

Nella stagione umida è possibile osservare la vegetazione di alcuni endemismi botanici presenti nell’area. Negli anni Novanta venne condotta una campagna di ricerche carsiche da parte degli speleologi siciliani.

La natura accidentata del terreno non permette di rimanere sempre “legato” alla cresta e costringe i camminatori a seguire percorsi interni attraverso un paesaggio brullo costituito da rocce e sterpai.

Si possono incontrare delle costruzioni in pietra usate come stazzi per gli animali. Una volta raggiunta la vetta, gli avventurieri si impadroniscono di un paesaggio invidiabile.

Infatti, da lassù, si ammirano le vette dell’Inici, dello Sparagio, i Monti dello Zingaro, Capo S. Vito e le Isole Egadi. Il versante nord è complicato - insidioso durante l’ascesa verso la cima.

Si attraversa il rilievo tabulare del Cipollazzo dove è presente la gola omonima. Quest’ultima è percorribile solo con attrezzatura adatta al torrentismo in uno scenario stupendo dal punto di vista ambientale. All’interno è stata individuata una grotta denominata “Abisso delle Gole di Cipollazzo” che presenta un dislivello di 120 metri.

Negli ultimi anni la zona è stata vittima dei piromani che, inconsciamente, hanno devastato una sezione dei boschi presenti con una serie di incendi. In pochi minuti è stata spazzata via parte della protezione vegetale formata da: cipollaccio, olivastri, pomodori selvatici e cardi.

Per il rimboschimento totale dovranno passare decenni interi e il rilievo, come altri monti siciliani, ha pagato dazio di fronte alla superficialità umana. Spesso considerata la sorella di rango inferiore, il Palatimone è una montagna dalle caratteristiche uniche in grado di offrire spunti di riflessione.

L’origine carsica è uno dei punti di forza che, nonostante gli studi approfonditi, lascia tracce inesplorate per il futuro. La fatica del percorso è totalmente coperta dai paesaggi - trapanesi - che a macchia d’olio virano da un versante all’altro e meritano una considerazione importante.
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