ECCELLENZE
A tavola siamo tutti d'accordo: la pasta alla Norma deve essere patrimonio dell'Unesco
Mentre si cerca la vera origine del piatto, la Fipe Confcommercio ha proposto la candidatura del piatto a patrimonio culturale gastronomico dell’Unesco
Pasta alla Norma
Ma a cosa servirà mai questo formaggio per cui dobbiamo ringraziare, e anche venerare per la verità, le pecore? Domanda retorica, ovviamente.
La risposta, in coro, non può che essere «a dare quel tocco di sublime poesia alla “pasta alla norma”!». Risposta che non sanno soltanto i siculi, perché il simbolo della nostra cucina è ormai conosciuto ai palati di tutto il mondo.
Del resto, sfidiamo chiunque a dire il contrario, è davvero difficile - se non impossibile - resistere a un piatto di maccheroni al pomodoro a cui vanno aggiunte loro maestà le melanzane fritte, il basilico e la ricotta grattugiata. Un connubio perfetto, un tripudio di sapori, colori e odori che ci fa benedire ogni giorno chi ha avuto questa felice intuizione.
La ricetta viene attribuita alla città di Catania, ma di questo non v’è certezza. Quel che è sicuro è che nella città etnea è stata “battezzata”, ma anche in questo caso ci sono diverse versioni e nessuna garanzia su come sia andata veramente. La meno arzigogolata vuole che il nome derivi dall’espressione “a norma”, per sottolineare che il piatto è eseguito a regola d’arte.
A noi, però, piace pensare che ci sia qualche storia più interessante dietro e così vogliamo raccontarvi le altre ipotesi.
Secondo alcuni, infatti, il nome sarebbe legato a Nino Martoglio, commediografo catanese e scopritore di Pirandello, che davanti a un primo piatto così condito avrebbe esclamato “Chista è ‘na vera Norma!”, paragonando il delizioso sapore della pasta alla celebre opera di Vincenzo Bellini.
Secondo altri, invece, l’origine del nome avrebbe a che fare proprio con il noto musicista e compositore etneo, nonché con la prima della “Norma” che si tenne al Teatro alla Scala di Milano nel 1831. L’esordio, infatti, non fu per nulla incoraggiante per Bellini, per non dire addirittura un vero e proprio fiasco.
Un cuoco siciliano, ancora oggi anonimo, decise quindi di reinterpretare e perfezionare il piatto tipico della nostra regione per servirlo al tavolo del compositore, così da sollevargli il morale. Una dedica non male, viene da dire, data la fortuna che ebbe in seguito l’opera.
Probabilmente non sapremo mai come siano andate realmente le cose, ma c’è un dato su cui non possiamo che concordare: la pietanza è talmente buona e radicata nella nostra cultura che è stata addirittura istituita una “Giornata Nazionale della Pasta alla Norma”, che cade il 23 settembre (coincidenza o no, la data della morte di Vincenzo Bellini).
E c’è di più. Di recente, infatti, la Fipe Confcommercio (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha proposto la candidatura del piatto a patrimonio culturale gastronomico dell’Unesco.
«Un’idea che abbiamo da tempo ma che oggi più che mai, a causa della crisi che stiamo vivendo, può diventare utile a rilanciare la nostra regione dal punto di vista economico e turistico nel post pandemia» - sostiene il presidente regionale della Federazione, Dario Pistorio.
D’altronde, «i turisti non vengono in Sicilia soltanto per la sua storia ma anche per il cibo e noi non potevamo che pensare alla “pasta alla Norma”, un piatto semplice ma ormai sempre più richiesto anche dalla clientela straniera».
Una serie di iniziative per sponsorizzare l’iniziativa sono già in cantiere e noi siamo sicuri che, nonostante l’iter sia piuttosto lungo e difficile, la regina della tradizione sicula avrà la corona che merita. In attesa del riconoscimento, non ci rimane che prepararla.
A proposito, “milinciane” fritte tagliate a fettine sottili o a tocchetti?
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