Salvo Piparo e Costanza Licata in "Pupiata di Zucchero"
Alti pupi finemente decorati con la voce angelica di un mezzo soprano, dal ritmo incalzante delle percussioni, da un dolce pianoforte e da un personalissimo cunto narrato d’un fiato. È un antico poema intriso di ingannevoli presagi e pura follia, un racconto epico su gesta moderne, un “divertevole” intruglio di “babbio”. Questo il sottile filo che unisce e concatena le storie dei “cannistri”, ossia la “Pupiata di zucchero”, spettacolo scritto e interpretato da Salvo Piparo con la regia di Luigi Maria Burruano, finissimo puparo. Piparo è accompagnato dal mezzo soprano Costanza Licata nel ruolo di Angelica, dalle percussioni di Michele Piccione nelle vesti del “turco” Medoro e dall’elegante pianoforte che ci porta da un quadro all’altro per mano di Rosemary Enea. Un’antica storia d’amore e guerra, raccontata da Mangiaracina, un vecchio personaggio panormita che vende “pupaccene” vestiti da paladini di Francia, immobili e sorridenti, che prenderanno vita attraverso la sua fantasia: ricordi di un venditore di zucchero & sogni. La storia, volutamente infedele rispetto al romanzo di Ariosto, mantiene l’aspetto epico, coniugando però alle battaglie e ai suoi incantesimi, l’amore per una tradizione, quella della Festa dei Morti, ossia dei nostri cari passati a miglior vita che da bambini ci grattarono i piedi la notte a cavallo tra l’1 e il 2 novembre. Una festa che oggi i genitori panormiti trasmettono ai propri figli come la festa di Halloween: così si perde il senno, come lo smarrì Orlando che per amore di tutto ciò diviene folle. Una storia che muta in realtà la leggenda, facendo così diventare i paladini visionari senza senno che chiedono consiglio ad una luna piena di ricotta come un biscotto di San Martino, Angelica una donna dai discutibili costumi e Medoro un instancabile amante
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