AMARCORD

HomeNewsCulturaAmarcord

La Stazione di Palermo più di cento anni fa: dieci binari e una splendida tettoia in vetro

In stile neoclassico con finiture di lusso, veniva vissuta come un luogo d'incontro. Dentro ci trovavi lustrascarpe e barbieri, potevi persino fare pedicure e manicure

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 13 febbraio 2024

La copertura in ferro e vetro sul fascio dei binari

Signori si parte!
Signori si parte!


Il capostazione invita gli ultimi passeggeri a salire, il treno è pronto a lasciare Palermo Centrale.

Secondo la suddivisione che prevede 4 tipologie: bronze, silver, gold e platinum, quella di Palermo è una stazione platinum.

Su 2264 stazioni in tutta Italia, in Sicilia, Palermo è la sola a essere platinum mentre sono 93 quelle bronze, 64 silver e 3 gold. Questa suddivisione conferisce alla stazione della città un carattere di eccellenza, con i suoi 250 treni al giorno e 52.000 viaggiatori.

Le "platinum" sono quasi tutte stazioni dove transita l'alta velocità, definita dalle Ferrovie dello Stato "una metropolitana d’Italia", servizio per il momento completato da Torino a Napoli.

Lo scalo palermitano, senza treni veloci, è comunque tra "le grandi stazioni"; situata al centro di Palermo, è una stazione di testa che termina con dei paraurti, non è solo di transito e la sua storia s'inserisce in quella travagliata delle ferrovie italiane.
Adv
La prima tratta nel Regno delle Due Sicilie, fu la Napoli – Portici, inaugurata nel 1839 da Re Ferdinando II.

In un'Italia preunitaria divisa in Stati, il potere economico e politico favorì il nord rispetto al sud. Il ritardo e le difficoltà nel servire l'intera penisola non furono solo legate alle condizioni orografiche, ma anche a quelle economiche, politiche e sociali.

Questa difficile implementazione ebbe un'accelerazione durante i vari impegni bellici, diventando il mezzo di trasporto principale, pur rimanendo forte il divario tra le regioni.

La ferrovia in Sicilia fu inizialmente pensata per il trasporto ferroviario dello zolfo che doveva arrivare ai porti per essere trasportato; la prima convenzione fu firmata da Garibaldi con una società costituita da due banchieri Livornesi nel 1860 che prevedeva il collegamento Palermo- Girgenti.

Bisognerà attendere il 1863 per avere la ferrovia siciliana, "brevissima", 13 Km e 337 metri, la Palermo-Bagheria inaugurata il 28 aprile del 1863, alla presenza del Sindaco Mariano Stabile.

Nei giornali dell’epoca si legge che una folla entusiasta festeggiò quei 3 vagoni: Archimede, Diodoro Siculo e Pietro Novelli, che aprirono al collegamento tra paesi, città e continente (l'inaugurazione del traghetto fu nel 1896). Quella siciliana è oggi la rete insulare più estesa del Mediterraneo.

Torniamo a Palermo e alla sua Stazione Centrale, dotata di 10 binari, fu progettata dall'architetto Di Giovanni e inaugurata il 7 giugno 1886. Aveva una splendida tettoia in vetro e ferro, un autentico gioiello, realizzata con materiali e accorgimenti per evitare che il caldo potesse deformare la struttura, la tettoia rimase sino al 1941, quando si rese necessario il riutilizzo del ferro per lo sforzo bellico.

Realizzata in stile neoclassico, la stazione fu dotata di colonne, bifore, stucchi e decori, portici esterni, sale d’aspetto, bar e albergo diurno: uno tra i primi nelle stazioni Italiane.

I diurni erano luoghi curati, alcuni con finiture di lusso, dedicati all'igiene pubblica con bagni, docce, barbiere, pedicure e manicure, calzolai e lustrascarpe.

Furono aperti negozi, e fu posto sul frontone l'orologio, luogo di appuntamento e incontri. Quella centrale non fu, però la prima stazione a Palermo, la prima chiamata "Del Secco" era vicino al cimitero dei poveri, chiamata così per la chiesetta di San Antoninello Lo Sicco.

Da questa prima stazione partì Re Umberto I accompagnato dalla Regina Margherita, dopo essere arrivati a Palermo in nave, in direzione di Agrigento.

Per l'occasione, la stazione fu abbellita con festoni, decori posticci e portico affittato per l’occasione. Nel 1882 vi arrivò Giuseppe Garibaldi per la celebrazione dei Vespri Siciliani. Quando si rese necessaria una nuova stazione, l'ubicazione iniziale fu pensata vicino a Villa Giulia, soluzione accantonata perché avrebbe comportato l’utilizzo di spazi della Villa e dell'Orto Botanico.

Benché la posizione fosse strategica, si preferì un'altra zona che rientrerà nel nuovo piano regolatore. Via Lincoln, il Cortile Trippodo e quello Oreto furono interessati da espropri e abbattimento di abitazioni.

La piazza della stazione "Giulio Cesare" sarà poi collegata a Via Roma. Nel corso dei decenni l'iniziale bellezza della stazione sfiorì senza, che fossero attuati interventi di restyling. I negozi chiusero, così le sale d’aspetto, i bar, il diurno, i decori caddero.

Uno stato generale di degrado investì la stazione e il suo territorio circostante, rendendolo un luogo con frequentazioni a volte discutibili. Questo stato di abbandono è durato sino a un decennio fa quando sono incominciati i progetti di riqualificazione dello scalo. Interventi interni ed esterni, che prevedono anche una tettoia che richiamerà quella abbattuta.

Protagonista sarà l'alta velocità prevista nel 2026, come dichiarato dall’Amministratore delegato F.S. nel 2018. La Stazione di Palermo, una delle più antiche d’Italia, finalmente avrà quei lavori, per troppo tempo tralasciati.

Il viaggio in treno fu considerato negli ideali risorgimentali, oltre che “un'esperienza multisensoriale”, una maniera per accorciare distanze fisiche e sociali.

Ideali vani, fu subito chiara la differenza sociale con distinzione di classe, vagoni, sale d'aspetto. Un variegato popolo di viaggiatori utilizzò la stazione, luogo di arrivi e partenze, per turisti, militari, pendolari ed emigranti che con le loro valigie, intraprendevano un viaggio che li avrebbe condotti ai grandi porti per i viaggi transoceanici, nei paesi europei o alle nostre città del nord.

Erano i viaggi della speranza per allontanarsi da miseria, fame e disoccupazione, ricordati da Rodari nella sua celebre poesia «Non è grossa, non è pesante la valigia dell’emigrante», una valigia, dove il cuore non è mai entrato, e da quelle stazioni non è mai partito.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI