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L'enigma del vangelo apocrifo in una porta di Palermo: i segni dello "Pseudo Matteo"

Il Vangelo dello pseudo-Matteo, così chiamato per distinguerlo dal canonico Vangelo secondo Matteo, è uno dei vangeli apocrifi scritto in latino e databile VIII-IX secolo

  • 20 marzo 2019

Le porte di San Giuseppe dei Teatini a Palermo

Il grande Proust ha scritto che "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi": osservare ciò che ci circonda con fame di conoscenza ci permette di scovare quello che non si era ancora notato.

Non mi dilungherò sulla storia dell’oratorio, visto che già si è scritto molto su di esso, e il fine dell’articolo non è ripetere ciò che si sa già.

La Confraternita e la Maestranza dei falegnami erano plausibilmente esistenti già dal 1499, ma abbandonarono la loro prima sede, la chiesa di Sant’Elia nei pressi del monastero di Montevergini, nel 1563 per trasferirsi in un nuovo oratorio detto di Sant’Elia di Porta Giudaica (per la vicinanza del ghetto Ebraico denominato del “Guzzet”) che successivamente venne intitolato a San Giuseppe ed alla Nostra Signora del Parto.

Nel 1603, su insistenza dei Padri Teatini, l’oratorio di Sant’Elia venne ceduto dalla Confraternita ai Padri per la costruzione della Casa Principale dei Teatini ed in cambio i falegnami ottennero la costruzione di un nuovo oratorio di fronte il Palazzo di Città e la titolazione della Casa a San Giuseppe, dove fu collocata la Statua di San Giuseppe (del Cinquecento).
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L’originale oratorio dei Falegnami non è quello che si vede oggi ma quello che si trovava nel portico di entrata della Facoltà di Giurisprudenza dove si notano i resti di affreschi attribuiti al Novelli.

L’oratorio venne demolito tra il 1805 ed il 1806 per far posto al portico progettato da Cristoforo Cavallaro quindi, in realtà, la struttura che oggi visitiamo era condiviso da due congregazioni quella di Gesù, Giuseppe e Maria e quella dei Servi del Santissimo Sacramento e Immacolata Concezione sotto il titolo della Elevazione delle Quaranta Ore fondata nel 1627.

I falegnami ottennero la titolarità di questo oratorio nel primo decennio del XIX secolo, dopo essersi trasferiti dal vecchio oratorio in demolizione e dopo una breve convivenza con la congregazione dei Servi del Santisismo Sacramento.

Ed eccoci all’enigma, Gianfranco Purpura (professore ordinario di Diritto Romano e Diritti dell’Antichità) in una pubblicazione sull’oratorio ci fa notare che in una delle due pregevoli porte in legno ricollocate ed adattate all'ingresso principale dell’oratorio, abbellite con raffinati bassorilievi della vita della Sacra Famiglia, vi è una formella particolare, un racconto nuovo e che non rientra tra le storie canoniche del cattolicesimo.

La formella è relativa "alla curvatura dei rami del fico" anche se la dizione corretta è "la curvatura dei rami di palma", tratta da un racconto apocrifo dello pseudo-Matteo ed in cui si racconta una scena molto delicata che testimonia il legame particolare tra la Madre ed il figlio e si intravede la formazione culturale raffinata, quasi illuminata, dei committenti e degli artigiani esecutori.

Gesù ancora in grembo, per ristorare la Madre, davanti ai dubbi di Giuseppe che si chiedeva come poter raggiungere i frutti della palma per Maria, intervenne e fece curvare i rami.

Allora il bambino Gesù, che riposava con viso sereno sul grembo di sua madre, disse alla palma: "Albero, piega i tuoi rami e ristora mia mamma con il tuo frutto".

A queste parole, la palma piegò subito la sua chioma fino ai piedi della beata Maria; da essa raccolsero i frutti con i quali tutti si rifocillarono.

Dopo che li ebbero raccolti tutti, la palma restava inclinata aspettando, per drizzarsi, il comando di colui al cui volere si era inclinata.

La particolarità sta nella ubicazione temporale tra la storia canonica e apocrifa: Il sogno di Giuseppe, Lo sposalizio della Vergine, La Natività, L'Adorazione dei Magi, La fuga in Egitto, Il riposo durante la fuga in Egitto, La curvatura dell'albero di palma, La sacra Famiglia dentro la bottega di Giuseppe.

Ma soprattutto la presenza di questo edificio sacro con simboli particolari, mistici ed enigmatici in un quartiere Ebraico di nascita, Cristiano di fede e cosmopolita per definizione.
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