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Ha una storia millenaria e non si chiamava "Sicilia": l'origine di (tutti) i nomi dell'Isola

Perché abbia avuto fortuna l'ultimo modo di chiamarla rispetto a altri è singolare, è un destino storico con tanti intrecci e trame. Ecco l'origine di tutti i nomi dell'Isola

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 10 ottobre 2023

Sicilia

Com’era chiamata l'Isola "Favolosa" durante la sua storia millenaria? È un intreccio di studi, fonti interpretazioni, notizie, e soprattutto nomi.

"Sicilia" non fu è l’unico che l’Isola conobbe. La comparsa dell’uomo in Sicilia è stimata tra 20.000 e 18.000 fa, evidenze di gruppi organizzati li troviamo nelle pitture rupestri.

Troppo pochi e divisi in clan, queste popolazioni non identificarono un territorio che non fosse quello a loro noto e circoscritto.

Così dobbiamo ricorrere al mito per assegnare un nome a questa terra, conosciuta nella mitologia greca, come l’Isola dei Ciclopi, Lestrigoni e Lotofagi.

La Genesi identifica la Sicilia come la terra, dove arrivò un pronipote di Noè, Elisa, giunto dopo il Diluvio con i Feaci, da cui deriverebbe il nome dei discendenti. Eusebio di Cesarea così scriveva “Elisa quo Siculi”, Elisa da cui Siculi. Il mito è un potente passepartout che aiuta e dipana situazioni complicate.
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Da qui a Omero, Diodoro, Tucidide, Plinio, Erodoto e Virgilio. Un’intricata selva nella quale difficilmente gli studiosi hanno trovato una posizione comune e condivisa.

Una terra prende il nome da un popolo che la occupa e che spesso s’identifica nel suo re, una prassi non del tutto valida per la Sicilia.

Tralasciando Il Vecchio Testamento, Omero nell’Odissea parla della Trinacria, "ti verranno incontro le belle spiagge della Trinacria, Isola, dove pasce il gregge del Sol …".

L’Isola dove pascolavano gli armenti sacri al dio Helios (Sole), dai quali Circe mette in guardia Ulisse, avvisando che mangiare uno solo di questi capi avrebbe condannato l’equipaggio, ma durante uno in dei molti e strani sonni in cui il navigatore cade per opera degli dei, i suoi uomini stanchi di cacciagione, frutta, vegetali e pesca, arrostiranno diversi vitelli, decretando la loro fine.

Trinacria quindi è il primo nome, dal dizionario di greco “Rocci “ si legge Trinacria, Treis Akra, i 3 vertici dell’Isola, "le tre gambe".

Alcuni studiosi parleranno anche di un re, Trinacrios, altri individueranno nel termine Trinacria due prodotti abbondanti nell’Isola: fichi e olio.

Comunque si voglia interpretare il primo nome dell’Isola è questo, e se alcuni studiosi hanno avanzato dubbi sulla conoscenza topografica dell’Isola, bisogna ricordare che già prima di Omero si sapeva qual era la conformazione e geografia di tanti territori. La Sardegna ad esempio era chiamata "impronta di ciabatta" per la sua forma.

La famosa Triscele con le tre gambe, ne è la rappresentazione, una Gorgone, che al posto delle serpi sui capelli ha le spighe di grano tanto care ai Romani che considerarono l’Isola il granaio di Roma.

Altro nome molto interessante è “Vitulia”, la terra dei vitelli sacri a Helios, (il Dio Sole). Omero nell’Odissea oltre a parlare della conformazione dell’Isola, ne descrive il territorio compreso tra Taormina e Messina.

Studiosi e Linguisti hanno visto in questo termine, il nome da cui deriverebbe "Italia". Vitulia attraverserà lo stretto andando a identificare alcune zone della Calabria.

A Trinacria, seguirà Sicania. Qui si parla di una popolazione che alcuni studiosi ritengono autoctoni, altri invece provenienti dalla Penisola Iberica.

Una migrazione via terra attraverso la penisola dopo essere stati scacciati dai Liguri, guidati dal loro re Sikanos. Questa popolazione occupò buona parte dell’Isola, che da loro prese il nome diventando Sikania. I Sicani attestati dal neolitico, sono menzionati anche sulla Penisola nell’Eneide.

Virgilio li inserisce tra le popolazioni alleate dei Rutili contro Enea, chiamandoli Sacrani. Sappiamo dai ritrovamenti a Hippana che i Sicani forgiavano metalli, sono stati ritrovati gioielli e armi, che furono grandi capi e che furono in contatto con i Cartaginesi.

Dopo Sicania, un nuovo nome, quello con cui i Greci identificheranno l’Isola: SiKelia. Il nome deriva dai Siculi, popolo di origine indoeuropea che si stanziò inizialmente tra Lazio e Abruzzo.

Insieme con altri popoli diedero vita alle sanguinosissime e lunghe guerre Italiche contro Roma, per vedere riconosciuti diritti e dignità.

Presenti ad Albalonga, città dove nacquero Romolo e Remo, ebbero un mitico Re, Italo, (altra suggestione in merito al nome della nostra Penisola) e un altro capo, Sikelios, che attraversò la penisola per arrivare in quella terra che da quel popolo prese il nome: Sicilia.

I Siculi entrarono in confitto con i Sicani, l’aspra guerra vide la loro supremazia, ricacciarono i Sicani in un territorio limitato alla zona Occidentale, mentre loro si riservarono quella Orientale.

Qui furono signori indiscussi per circa 300 anni fino all’arrivo dei Greci.

Un altro popolo che occupò l’Isola furono gli Elimi, che però non lasciarono il loro nome, l’origine è avvolta nel mistero si pensa ad alcuni profughi fuggiti da Troia.

Trinacria, Vitulia, Sicania, Sicilia, sono i nomi. Tutto è il contrario di tutto per archeologi, linguisti, poeti, studiosi che hanno montato e smontato ipotesi e tesi.

Lo studioso che ho interpellato mi ha fatto notare come questi nomi rimasero nella storia, soprattutto l’ultimo, che non riuscì più a essere cancellato ma che addirittura divenne il nome per altre regioni della Penisola.

Un’ulteriore prova che tra dominazioni e donazioni, in Sicilia, il passo è breve. Perché abbia avuto fortuna questo termine rispetto a altri specie se legati a importanti e lunghe presenze sull’Isola, è singolare, è un destino storico con tanti intrecci e trame che uniscono e mai dividono.

Quattro nomi per una sola Terra, sacra agli Dei e agli uomini.
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