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Una risorsa per il clima in Sicilia: l'impianto "cattura-Co2" più grande al mondo

Secondo gli obiettivi dichiarati dall’azienda realizzatrice dovrebbe catturare e stoccare dal 2025 oltre 800 tonnellate di anidride carbonica all’anno

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 25 settembre 2024

Centrale di Augusta

Augusta è uno dei centri petrolchimici più importanti d’Europa (il secondo dopo Rotterdam) e a dimostrarlo sono le dimensioni delle sue raffinerie di petrolio.

Dalle sue strutture dipende oltre il 30% del fabbisogno energetico nazionale di idrocarburi e sfortunatamente tutto ciò ha un prezzo, in termine di emissioni e di vite umane.

Buona parte dei cittadini che vivono ad Augusta sviluppa infatti tumori collegati alla respirazione delle polveri rilasciate dalle raffinerie, ma ad acuire il problema ci sono le diverse centinaia di tonnellate di gas serra che vengono rilasciati in atmosfera.

Essi, infatti, partecipano attivamente al riscaldamento globale e fanno sì che Augusta sia una delle città più inquinate d’Europa.

Per fortuna, da qualche giorno è stato inaugurato il più grande impianto per lo stoccaggio dell’anidride carbonica (CO2) in mare del mondo, che secondo gli obiettivi dichiarati dall’azienda realizzatrice Limenet dovrebbe catturare e stoccare dal 2025 oltre 800 tonnellate di anidride carbonica all’anno.
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Un risultato senza precedenti, possibile grazie alle diverse nuove tecnologie impiegate da Limenet per abbassare l’impronta ecologica dei grandi centri energetici italiani.

Tra l’altro, sembra che alla base della nuova tecnologia ci sia una reazione chimica apparentemente semplice: la CO2 prodotta dalle raffinerie del petrolio viene fatta reagire con l’acqua di mare, per essere convertita in bicarbonato di calcio, una sostanza solida, che può essere immagazzinata e stoccata nelle profondità dei fondali oceanici.

Limenet ha anche promesso che nei prossimi anni continuerà a fornire ai propri centri di stoccaggio ulteriori miglioramenti tecnologici, che potranno garantire una maggiore prelievo di CO2 dall’atmosfera. Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica.

Non mancano infatti alcune criticità, che rendono questa inaugurazione una vittoria monca. Per prima cosa, questo impianto di stoccaggio non è la soluzione che gli ambientalisti si aspettavano relativamente alla bonifica del territorio di Augusta, da anni in pessime condizioni ambientali per via dell’inquinamento.

Ovviamente la sua inaugurazione è un grande passo in avanti per rendere il polo petrolchimico ecologicamente meno impattante rispetto al passato, ma le grandi quantità di mercurio, piombo ed arsenico sversate dalle raffinerie sul tratto di mare antistante Augusta (750 tonnellate circa dal 1959 ad oggi) rimangono ancora lì, a pesare gravemente sull’eredità del polo industriale.

Bisogna anche ricordare che l’impianto di Augusta riesce a processare solo una minima frazione delle emissioni prodotte dal polo energetico, per non parlare dei miliardi di tonnellate di CO2 rilasciati ogni anno dalla nostra società.

Inoltre, non sono pochi gli ambientalisti e i comuni cittadini che credono che queste strutture di stoccaggio del carbonio vengano usate e promosse dalle aziende petrolifere come alibi o strumento di greenwashing, nel tentativo di prolungare la nostra dipendenza dal petrolio.

Non è un caso, infatti, che Limenet abbia deciso di testare la propria tecnologia proprio in un altro sito industriale (La Spezia) e abbia deciso di aprire il suo primo centro di stoccaggio ad Augusta.

Infine, c’è anche da valutare per quanto tempo questa tecnologia potrà essere considerata sostenibile, visto che l’intero processo di stoccaggio produce a sua volta carbonio ed è dispendioso dal punto di vista energetico.

Per quanto esista però il rischio che le aziende energetiche sfruttino queste start up per giustificare il loro operato, è indubbio che la tecnologia sviluppata da Limenet potrebbe divenire in futuro una preziosa risorsa contro il cambiamento climatico e un punto di partenza per futuri metodi di bonifica dell’aria in quelle città bersagliate dal fenomeno dell’inquinamento atmosferico (pensiamo per esempio Milano, il cui cielo in Inverno è ricoperto da dense nubi di smog).

Se usata di pari passo alla realizzazione di nuovi impianti energetici rinnovabili, la tecnologia di Limenet potrebbe in parte migliorare la qualità delle nostre esistenze, sempre però nel caso in cui ci impegniamo realmente ad approcciarci ad uno stile di vita nuovo.
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