MOBILITÀ
Se tutte le ex ferrovie diventassero piste ciclabili? L'idea per una Palermo green
Copenaghizziamo Palermo? Perché, si può fare? Assolutamente si. Ma prima proviamo a spiegare cosa vuol dire: decine di km di ex ferrovie possono diventare piste ciclabili
La pista ciclabile Varazze - Cogoleto in Liguria è una ex linea ferrata
Copenaghizziamo Palermo? Perché, si può fare? Assolutamente si. Ma prima proviamo a spiegare cosa vuol dire.
Due giorni fa l'ottimo Riccardo Iacona ci ha mostrato a Presa Diretta i benefici dell'uso sociale e non solo della bicicletta.
Uso che nelle maggiori capitali culturali europee è legato indissolubilmente alla sicurezza attraverso la razionalizzazione di strade costruite dove mancanti solo ad esclusivo uso delle due ruote.
Come in Danimarca, appunto a Copenaghen, in cui il 60 % della mobilità è su due ruote, il boom delle bici elettriche supportate da pedalata assistita è aumentato rispetto allo scorso anno del 120%, in cui il motore delle due ruote è economia che muove attraverso il suo indotto, altra economia, pulita.
Loro ci hanno così tanto creduto politicamente da diventare la capitale mondiale dei paradisi ciclabili coniando il termine di "Copenaghzzare" altri luoghi attraverso identiche strategie convergenti, perché la sostenibilità conviene e soprattutto economicamente.
Un butterfly effect incredibilmente esponenziale che devi solo far partire nel vincerne le inerzie anti-culturali di sistema.
Fin qui è storia messa agli atti e assai nota, ma cosa come può entrarci la città congestionata dal traffico di Palermo?
Semplice. La costruzione della realizzanda metropolitana nel suo definire km di galleria al di sotto della soprastante e ormai dismessa linea ferrata, sta lasciando in superficie a quota strada, decine di km di percorsi dalla larghezza media di 6.00 ÷ 8.00 metri.
Questo tragitto in forma di linea continua unisce (e non solo idealmente) viale delle Alpi con Sferracavallo, attraversando gli scorci negati della conca d'oro rubati dal sacco edilizio di via Scavo e viale Francia, San Lorenzo Colli e Tommaso Natale, incontrando ville nobiliari, bagli diruti, orti urbani, borgate storiche, intercettando nuove fermate metropolitane e realtà imprenditoriali interessanti e vitali.
Intere aree da ricucire con lo sviluppo sostenibile di questa arteria verde, di proprietà di Italferr la quale a lavori ultimati sta provvedendo a chiuderla nei tratti che incrociano le strade urbane e non lo fa per cattiveria ma perché nessuno degli attori istituzionali della governance comunale e regionale ha pianificato l'uso culturale e sociale di quegli spazi che invece la città virtuosa brama.
Pensiamoci bene, perché l'infrastruttura è gia realizzata e la spesa per copenaghizzare la piana dei Colli sarebbe irrisoria ma sortirebbe effetti economici virtuosamente contagiosi e soprattutto sostenibili e culturali.
Madrid e Valencia l'hanno già fatto da anni, Copenhagen investe ogni anno milioni di euro in nuove arterie sopraelevate ciclabili e pedonali addirittura sopraelevate, noi le abbiamo e sono già dello Stato.
Basterebbero solo protocolli d'intesa tra Comune, Regione e ministero dei trasporti e attraverso una pianificazione mediata da un banalissimo concorso di progettazione aperto ai migliori designer, potremmo finalmente costruire valore attraverso la bellezza e recuperare uno dei paesaggi urbani più preziosi della città del gelsomino e degli agrumi.
Cosa stiamo aspettando? La vogliamo copenaghizzare Palermo?
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