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Lo soprannominarono mago nero: la vera storia di Raniero Alliata di Pietratagliata

Una conosciuta villa di Palermo è la cornice in cui questo personaggio della storia siciliana è diventato leggenda: ecco la storia come nessuno ve l'ha mai raccontata

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 12 ottobre 2020

Villa Alliata di Pietratagliata a Palermo

C’era una volta un mago nero che viveva in un castello: vegliava di notte e dormiva di giorno (vabbè puru io). Le poche volte che qualcuno riusciva a vederlo di sfuggita affacciato alla finestra, teneva sempre una crozza (teschio) in mano che aveva una pergamena tra i denti dove c’era scritto “Agapithon sthanòs a-ta-tia iaron milosonti Adonai”; io al massimo avevo una maglietta con su scritto: “Chiù longa è a pinsata, chiù grossa è a minchiata”, e quando mi affacciavo alla finestra mi vedeva Saro delle bombole mentre tenevo in mano il rollò col wurstel della sera prima.

E nonostante voi stiate pensando legittimamente che il sottoscritto usi le pagine de “Le fiabe dei fratelli Grimm” per farsi i filtri delle “sigarette” e poi sparare fissarie a comegghié, mi dispiace ma devo fermarvi subito. Il signore in questione, infatti, è veramente esistito a Palermo e rispondeva al nome di Raniero Alliata di Pietratagliata, e forse era lui che si faceva i filtri con le pagine dei fratelli Grimm.
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Il castello, invece, è Villa Alliata di Pietratagliata ubicata in via Serradifalco, dove, Raniero, viveva con il resto della famiglia: Gomez, Mortisia, zio Fester, Mano, Mercoledì e cugino Itt. Famiglia Addams a parte, Raniero in realtà era figlio di papà e di mammà: era infatti nato “dall’incrocio” tra il principe Luigi di Pietratagliata e Bianca Notarbartolo di Villarosa.

Sin da bambino, venuto al mondo molto dopo i fratelli a causa di un periodo burrascoso fra i genitori (perché anche i nobili si prendono a carcagnate e colpi di tappine quando litigano), risulta essere taciturno, senza amici e un poco stravagante. Io mi immagino la nutrice tedesca che gli corre appresso mentre gioca con gli scarafaggi e le formiche: “Ranieren, poza subiten scarafaggen sennò io scafazzen!”

No, non è fesseria manco questa: papà Luigi e mamma Bianca ebbero la bella pensata di assumergli un’allevatrice tedesca che, guarda caso, sa che cosa gli cantava per addormentarlo, lo fa crescere con una simpatia un po’ allazzata per il “pangermanismo” (ovvero una vecchia idea politica malsana che voleva riunire in uno tutti i popoli di ceppo germanico). E siccome non è vero che “chiù scuro di mezzanotte non può fare”, invece di fargli bubusettete o batti manine che viene papà, Luigi e Bianca si divertono a chiamarlo Ragnarock che nella mitologia nordica è semplicemente il conflitto finale tra il bene e il male (un po' come chiamare vostra figlia Apocalisse di Giovanni).

Poteva crescere mai buono il picciotto? “Tanti auguri a te, tanti auguri a te, ormai si un masculazzo”, manco il tempo di fare diciotto anni, perché Raniero nasce nel 1897, giusto giusto va scoppiare la prima guerra mondiale del 15-18 e se ne deve partire. Si passa qualche anno in trincea, si trova in mezzo la disfatta di Caporetto, si fa chilometri su chilometri a piedi a tipo Forrest Gump quando si mette a correre per l’America, e, alla fine, dopo anche un po’ di ospedale per non farsi mancare niente, a guerra finita, torna a casa.

Papà a quel punto è morto, mamma non gli può stare più appresso, Cacao Meravigliao, aeiouippissilon, zazuera, Brigitte Bardot Bardot, si stappa u champagne, e Raniero si mangia tutte cose a cavalli, gioco d’azzardo e bella vita a tinchité. Il colpo di grazia sarà un altro bello spicchio di nome Alexander Crowley che, esoterista con le corna e di fama mondiale, tant’è che i Black Sabbath gli dedicheranno il pezzo “Mr. Crowley”, verrà a vivere a Cefalù in una casa dove ha perso le scarpe il Signore.

Il fascino che gli susciterà sarà talmente magnetico che Raniero non uscirà quasi più dalla sua villa (anche perché si manciò tutti i piccioli) e si dedicherà al mondo dell’occulto. Da buon siciliano, conoscendo il principio di “quest’occhio non può vedere quest’altro”, venuto su a forza ri pasta e spiddi (pasta e fantasmi), come prima cosa, appizza subito subito un cartello al cancello della sua villa: “benvenuti gli amici, maledetti i parenti” e lui lo sapeva: “un ci vinniri e un ci accattari nienti”; cioè meglio non fare affari con i parenti.

Vivrà il resto della vita come un’ombra convocando una volta questo spirito una volta l’altro. Già uomo maturo, tramite un suo amico, conosce una norvegese di nome Helga: l’amore è fulmineo, la fuitina ancora di più. “E metti a benzina, e affitta u b&b, e fai storie su facebook; insomma, andarsene a Piano Battaglia piuttosto che a Borgo Parrini sarebbe stata un sfacchinata, dato che aveva una villa già bella e pronta Palermo.

Si chiusero dentro, iniziarono a fare tipo Raffaella Carrà ed Enzo Paolo Turchi col Tuca Tuca: “mi piaci ah-ah! Mi piaci ah-ah-ah!”, impurpittarono, e la bella Helga rimase in cinta. “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, si passa da Carrà a Gianna Nannini, Raniero Alliata, alias mago nero, ci resta un po’ male e le dice: “unni ti facisti l’estate, ti fai pure l’inverno”, la invita a farsi la sua strada e la rispedisce a so casa.

Talmente forti devono essere state le astime dell’Alliata che, alla stazione di Berlino, mentre sta per salire sul treno, inciampa e disgraziatamente perde il bambino. Raniero la fa tornare in Sicilia dove la donna, in preda alla disperazione, tenta il suicidio dandosi fuoco ma, fortunatamente, viene salvata dal consorte che la trova tra le bambole da collezione e il fumo dell’incendio.

A quel punto manco Ridge e Brooke di Beautifull reggono il colpo e gli mandano un telegramma: “Ou ci volete arrubbare il travagghio?!” Alla fine si sposarono anche grazie all’intervento del duca di Belsito; tuttavia il fato aveva già deciso ed Helga morirà prematuramente. Il tempo e la vita, se già non lo avevano fatto, s’accanirono anche con il mago nero. Il 9 ottobre, dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita tra sedute spiritiche e fantasmi, morirà solo. Si dice che al suo funerale non c’erano più di cinque persone.
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