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Il rilancio del turismo in Sicilia passa dagli aerei: c'è una strategia che potrebbe salvarci

Il nodo delle compagnie aeree che consentono di raggiungere l'Isola è cruciale per la crescita dei flussi turistici in entrata: ma occorre una precisa programmazione

  • 12 giugno 2020

foto Pixbay

Tempo fa incontrai una imprenditrice russa ad una fiera, non ricordo come mai mi parlò dei korushka, pesciolini molto popolari a San Pietroburgo nel periodo primaverile. Finimmo con il parlare di pesce. A San Pietroburgo gettonatissime trote e carpe. Io ho assaggiato una sola volta sia l’uno che l’altro pesce, ma non in Sicilia, perché non avendo laghi e fiumi è molto difficile trovarne. Al che la donna mi chiede: «E quindi non mangiate pesce in Sicilia?».

Racconto questo aneddoto perché credo sia utile a dare la misura del posizionamento della Sicilia a noi siciliani. Convinti come siamo che il mondo ruoti attorno a noi. Saremo anche l’isola più grande del Mediterraneo, ma l’umanità media è concentrata su altro. Ed una russa di media cultura può non avere idea del fatto che siamo un’isola, attorniata dal mare, con una tradizione nella pesca millenaria.

Questo dovrebbe aiutare forse (ma non ci spero) a ridimensionare il nostro sconfinato ego quando pensiamo e ci pensiamo quale destinazione turistica.
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Qualche giorno fa il ministro Franceschini ha tirato fuori una sua ricetta per il turismo siciliano (ci si mette pure lui a quanto pare). Una bella linea ad alta velocità. Poi turismo lento e piccoli borghi. Tutto questo mentre il medesimo governo vara provvedimenti demenziali sulla gestione della mobilità aerea nazionale. Il turismo è oggi quasi esclusivamente connesso alla mobilità aerea low cost. Alzi la mano chi recentemente ha pianificato un viaggio, non dico all’estero, ma anche solo in nord Italia, con un mezzo diverso dall’aeromobile.

Chi si occupa di turismo sa che, e questo al di là di tutte le invenzioni che politico o burocrate di turno possono concepire, con tesi che di anno in anno diventano sempre più ridicole e strampalate, il mondo nella sostanza ci invidia sole e mare. Basterebbe comunicare, in posti che sono al buio ed al freddo gran parte dell’anno, che in Sicilia possono godersi un week end di sole e relax e la questione turistica regionale sarebbe risolta.

Ovvero rispetto a quella che nel marketing viene indicata come reason why (la motivazione principale) è già fornita a costo zero da madre natura, arricchita se vogliamo dalla nostra straordinaria offerta gastronomica. Ciò di cui dovremmo occuparci invece è il come, nello specifico come questi turisti devono arrivare sulla nostra isola. Nessuno a livello istituzionale ha mai posto l’attenzione l’accento ed ancor meno la pianificazione sul vero punto nodale: i collegamenti aerei.
In questi giorni è in corso una polemica reattiva di governo regionale ed amministrazioni locali circa la penalizzazione che la Sicilia subisce in ragione dei provvedimenti di Alitalia sulla gestione dei collegamenti aerei con l’isola. Le solite lacrime di coccodrillo.

A me questa polemica infatti pare al contempo tardiva ed inutilmente strumentale. Di fatto la Sicilia non ha un piano di collegamenti aerei, non ha costruito nulla in questi anni e non ha una sua strategia di mobilità aerea; solo un paio di anni fa scrivevo della necessità di un coordinamento tra gli aeroporti siciliani; che io immaginavo potesse essere sotto forma di fusione e che Salvatore Ombra (attuale amministratore Airgest) mi spiego poteva essere fatto semplicemente con un tavolo di coordinamento per i negoziati tra aeroporti e compagnie aeree, avendo quindi un piano unico rispetto ai flussi, e lasciando ai singoli aeroporti l’autonomia di gestione degli scali.

Al di là delle formule tecniche adottate, il dato oggettivo è la Sicilia non ha mai avviato una progettualità di medio e lungo periodo sulla mobilità e non ha strutturato alcun rapporto organico con le compagnie aeree, nonostante studi interni di alcune low cost stimavano prima della crisi pandemica un potenziale di aumento della Sicilia di 5 milioni di passeggeri senza particolari investimenti.

In assenza di piani e visioni ognuno fa come gli pare, ed i tagli di Alitalia rispondono a logiche interne della compagnia, che per quanto inaccettabili avvengono nella totale assenza di interlocuzione da parte nostra. E dal momento che siamo assenti ai tavoli, ci piangiamo addosso quando scopriamo le decisioni a cose fatte. Insomma chiudiamo le stalle, o proviamo a fare capire che abbiamo capito che esistono le stalle, dopo che i buoi sono scappati.

Io credo che le istituzioni, in testa la Regione, dovrebbero fermarsi un attimo. Avviare una progettualità di medio e lungo corso e concertarla con gli operatori turistici e quindi agire conseguentemente con i naturali interlocutori di un progetto turistico: le compagie aeree low cost.

Insomma come al solito vagheggio una strategia ed una tattica quando lo stile di gioco della nostra squadra sembra essere tutti sulla palla, quando basterebbe un pensiero progettuale e programmatico.
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