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Il borgo dei sogni esiste (vicino a Palermo): se ci vai i suoi colori e la baia ti incantano

Se osservi l'orizzonte vedi l'insenatura a forma di “U” allungata e le barchette. Se guardi in alto ti innamori delle casette colorate. Il luogo più romantico in Sicilia

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 12 agosto 2024

Borgo Sant'Elia (foto di Calotek)

Perfezione, bellezza, colori, paesaggio e romanticismo. Cinque termini, cinque parole mai state così vicine. Sì, unite da un piccolo borgo siciliano: Sant’Elia. Com’e’ possibile tutto questo?

Nell’immaginario collettivo abbiamo sognato un luogo incantevole circondato da “quattro casine sparse”, dove il blu profondo del mare spinge costantemente a riva. È un tumulto che merita un racconto, una storia da vivere in simbiosi senza appellativi.

Dal capoluogo di regione bisogna spingersi a circa 20 km lungo la costa tirrenica. Lontano dal fracasso caotico cittadino, l’uscita per Bagheria segna l’inizio di una piccola favola. Nel pittoresco comune di Santa Flavia spiccano due “simpatiche” frazioni: Sant’Elia e Porticello. La scelta cade sulla prima (meritano entrambe).

Li “strati” sono pervase da quell’odore di “cosi spiciali”. Anche le dimensioni assumono forme strane. Si passa dai grossi agglomerati di Palermo fino alle minuscole proporzioni di una località un tempo sconosciuta. Se oggi Sant’Elia è una delle mete più ambite dai turisti, un tempo, molto lontano, la zona visse alcuni passaggi abbastanza controversi.
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Sotto le dipendenze di un’antica tonnara e la presenza di una cappella (risante al 1365 e che diede il nome al borgo), il lembo di terra iniziò a percorrere le tappe popolari sin dal XVII secolo (precisamente nel 1693). Era il periodo delle baronie, dei feudi, contrassegnati dai sacrifici. I pescherecci rappresentavano uno dei pochi spiragli - nella sofferenza - per non patire la fame.

In quel lontano 25 agosto (1693) Carlo II elevò il territorio a feudo e diede ordine (sotto forma di obbligo) a Marcantonio Joppolo Colnago, barone di Solanto, di farne uno splendore entro un decennio. La storia, lunga di per sé, vide - tra matrimoni di varie casate - giungere alla famiglia Strazzeri.

In seguito, per discendenza femminile, il titolo passò a Trigona. La magnificenza tanto adorata e auspicata da Carlo II fu raggiunta successivamente. Noi siamo i fieri testimoni visivi accompagnati da un’aura (particolare), tra immagini paesaggistiche uniche e caratteristiche ambientali introvabili altrove.

Lassù, una volta alzato lo sguardo, la vecchia città di Solunto controlla silenziosamente i momenti. Si alternano grandi masse sorprese a solitari che cercano un posticino per riflettere. Esterrefatto è l’aggettivo esatto.

La mente viaggia alla ricerca dello scatto perfetto (ricordatevi dei cinque aggettivi). Come la spiaggetta in presenza di una singola casetta bianca. Emblema di uno scenario ormai conosciuto in tutto il mondo. Fronte mare, con tetto spiovente, spezza letteralmente in due il borgo. È il simbolo “volontario” di un luogo senza tempo né spazio.

Bastano pochi metri per assaporare i colori “a casaccio” delle barche, delle abitazioni, in contrasto con il Mar Tirreno. A una decina di metri, le onde sbattono violentemente verso qualcosa. Cosa può essere? Udito e vista vogliono calarsi nella parte del perfetto sconosciuto/protagonista improvviso della storia.

Ecco spuntare dal nulla una forma strana. Una baia a forma di “U” allungata. Sovrastata da due promontori sui lati libera la naturalezza nelle acque chiare e trasparenti. Tutto è “arrugginito” e “scalfito” dalla salsedine. Lo rende inconsapevolmente un reperto da conservare e tutelare.

Quell’aria sospetta continua a serpeggiare tra i curiosi. Spinge alla conoscenza religiosa. Quella che, a ritroso, porta dritti alla Chiesa di Sant’Elia (consacrata all’Addolorata) divenuta nel tempo sacramentale. Senza dimenticare della statua omonima di autore ignoto. Delle tre spade che trafiggevano il cuore sono diventate sette dopo piccoli interventi di restauro.

Poi c’è una piccola edicola votiva bianca, con una croce sulla sommità. Nulla di eccezionale si direbbe. Si direbbe! La posizione è il preludio a quello che verrà. Giunge il momento del distacco. Permette di scorgere il promontorio di Capo Zafferano. Sono tracciate delle linee modellate. Merita un altro scatto, l’ultimo.

Sant’Elia entra di diritto tra i 10 luoghi meravigliosi sparsi in lungo e largo nel territorio siciliano. Ritorniamo alla vita di tutti i giorni e la favola, la stessa pensata all’inizio, pone l’accento alla parte conclusiva di una giornata diversa dalle altre.
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