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Firmato il decreto "Cura Italia": indennità una tantum per gli autonomi e le partita iva

Con un atto di responsabilità le forze politiche hanno votato il provvedimento: Il senso è che il Paese si indebiterà per sostenere l’economia e supportare le categorie più deboli

Giovanni Callea
Esperto di marketing territoriale e sviluppo culturale
  • 16 marzo 2020

La scorsa settimana il parlamento ha determinato uno sforamento del debito fino a 25 miliardi. Con un atto di responsabilità tutte le forze politiche hanno votato il provvedimento, che le opposizioni avrebbero voluto ancora più coraggioso, erano infatti disposte a votare un dispositivo che autorizzasse il governo ad ogni spesa necessaria. Il senso di questo provvedimento è che il paese si indebiterà per sostenere l’economia e supportare le categorie più deboli.

Qualche giorno fa le Regioni hanno approvato una proposta che prevede fino a 15.000 euro per partite IVA e co.pro. Ne avevo scritto qui.

Il governo con il decreto dei ministri di oggi determina un intervento in favore dei “collaboratori coordinati e continuativi, dei titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale e dei lavoratori autonomi o professionisti ivi compresi i titolari di attività di impresa, iscritti all'assicurazione generale obbligatoria nonché alla gestione separata,” che svolgano dal 23 febbraio 2020 attività in Italia, un'indennità una tantum di 600 euro per il mese di marzo.
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L’indennità in questione non è tassata. L’importo verrà conferito dall’INPS su decreto della regione. Per procedere con le richieste bisognerà attendere le indicazioni della regione. Che sarà il filtro autorizzativo, mentre lo strumento operativo, come detto, è l’INPS.

Va rilevato che le domande saranno accolte fino a capienza del budget assegnato alla regione. Sono stati assegnati alla misura 3 miliardi che verranno ripartiti tra le regioni con un decreto del ministro del lavoro.

Sono le regioni a concedere il contributo mentre l'INPS provvede all'erogazione.

Personalmente ritengo il provvedimento ancora inadeguato, sebbene finalmente un segnale verso il comparto autonomo generalmente dimenticato. Il provvedimento riconosce alla partite IVA un indennizzo inferiore al reddito di cittadinanza. Si presume quindi, non so con che logica, che un disoccupato o inoccupato abbia più esigenze esistenziali ed essenziali di un lavoratore autonomo. Inoltre trovo veramente grave che si sia messo un tetto.

Se è una emergenza come è una emergenza andrebbe garantita la copertura per tutti gli aventi diritto. Il meccanismo è un po’ un senza senso all’italiana, ovvero si riconosce il disaggio delle partite IVA, che non possono lavorare per decreto, e non lavorando non possono produrre reddito, ma verrà concesso il contributo solo ai più veloci a presentare la domanda.

A questo punto restano da attendere le indicazioni operative che sono a carico della regione per capire come accedere al contributo.
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