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​​​​​​​Era l’anno 1986: quando Miles Davis comprò le "cassette" di Nino D’Angelo in Vucciria

Fra leggenda e realtà, c’è un tassista a Palermo che potrebbe raccontare come andò quel giorno del 1986 quando la star del jazz ascoltò in radio il cantautore napoletano

  • 24 dicembre 2020

Miles Davis

Correva l’anno 1986 e un evento epocale stava per segnare la città di Palermo e gli amanti della musica. Tra l’impazienza e l’emozione di chi attendeva quel giorno, la stampa annunciò finalmente e con certezza che di lì a poco alcuni dei mostri sacri del jazz sarebbero arrivate in città per partecipare a uno dei più grandiosi festival di quel caldo luglio, il “Jazz Estate ’86 – Fusion Time”, che avrebbe deliziato le orecchie dei palermitani per una settimana all’allora stadio de La Favorita.

E così il 5 luglio la trepidante attesa finì e in almeno diecimila assistettero dagli spalti, increduli e con il fiato sospeso, all’esibizione inaugurale del geniale e raffinato Miles Davis: apparso con una giacca nera di lamé e delle lenti scure in una montatura viola, fece battere i cuori di tutti all’unisono.

Nessuno poteva immaginare che quel tanto desiderato momento stesse per saltare all’ultimo: come nelle migliori tradizioni degli imprevisti poco prima di un evento, uno dei camion contenente parte dell’attrezzatura si era rotto prima di raggiungere lo stretto di Messina. Un altro mezzo dovette quindi partire alla velocità della luce da Palermo per salvare la data che sarebbe rimasta scolpita nella memoria collettiva della nostra città per sempre.
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Nel frattempo, a quanto pare, Miles Davis si dilettava al Palace Hotel di Mondello con acquerelli e pennarelli che aveva fatto portare in camera insieme al cibo. E chissà, forse dipingeva ascoltando e canticchiando Nino D’Angelo. Storia vuole, infatti, che la star del jazz, sul taxi che dall’aeroporto lo condusse in albergo, sentendo una canzone del cantautore napoletano, chiese al tassista di alzare il volume e disse: «Mi porti subito a comprare i dischi di questo cantante».

Il tassista allora pensò bene di portarlo in Vucciria, convinto che lì avrebbe trovato ciò che cercava, e infatti Davis tornò in auto con tutti gli album che erano usciti fino ad allora, per un totale di dodici musicassette.

Miles Davis non ha mai confermato o smentito quest’aneddoto, ma quel che è certo è che in due interviste di quei tempi, stupendo tutti, dichiarò la sua stima nei confronti dello “scugnizzo” napoletano dicendo: "poi c'è Nino D'Angelo. Potrei suonarle, le cose che lui canta" e, ancora, "l'altro giorno ho sentito cantare un italiano che mi ha scioccato: Nino D'Angelo. È formidabile, potrei suonare la sua musica!".

Con lo stesso stupore anche il cantautore accolse la notizia. Il giorno in cui il suo bassista gli portò i giornali dicendo “hai visto che ha scritto Davis di te?”, Nino D’Angelo non capì subito: era convinto che il Napoli avesse “accattato” (“comprato”) un giocatore straniero, soltanto dopo comprese di quale Davis stesse parlando.

Ma la storia non finisce qui. Qualche anno dopo, infatti, Billy Preston, invogliato dalle parole del jazzista, bussò alle porte dello studio di registrazione del napoletano: a quanto pare, voleva assolutamente suonare in suo disco e di questo, effettivamente, abbiamo traccia nell’album “…e la vita continua”.

Proprio in quell’occasione, il "quinto Beatles" confidò a Nino D’Angelo che ogni tanto Miles Davis organizzava delle feste a casa sua e, fra tanta musica, metteva anche le sue canzoni.

Leggenda o realtà? Non sapremo mai come andò quel giorno fra i vicoli di una Palermo popolare. Soltanto il ritrovamento delle cassette, originali o pirata che siano, potrebbero sciogliere il mistero di una storia che comunque ci piace immaginare sia andata proprio così.

In alternativa, la prossima volta che prendiamo un taxi ascoltiamo bene la musica di sottofondo e indaghiamo sui gusti del tassista: magari beccheremo la persona giusta.
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