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È il gigante silenzioso di via Roma: uno dei palazzi simbolo di Palermo compie 90 anni

Capolavoro di architettura razionalista progettato da Angiolo Mazzoni edificato tra il 1929 e il 1934, il Palazzo delle Poste testimonia la storia del capoluogo siciliano

Viviana Ragusa
Graphic designer
  • 28 ottobre 2024

Nel cuore di Palermo, in via Roma, l'imponente Palazzo delle Poste, capolavoro di architettura razionalista che quest'anno celebra il suo 90esimo anniversario, domina la strada.

Questo edificio, uno dei simboli della modernità degli anni Trenta, rappresenta un caposaldo dell'architettura urbana del capoluogo ed è anche una testimonianza storica del periodo fascista e delle influenze moderniste che hanno segnato il ventennio.

La sua costruzione, iniziata nel 1929 e terminata ufficialmente il 28 ottobre 1934, segnò un momento di slancio per Palermo verso nuove forme architettoniche e funzionali.

L'idea del Palazzo delle Poste attraversò diverse fasi progettuali: inizialmente immaginato con elementi neoclassici, il progetto finale si concentrò su uno stile più rigoroso, in linea con l'estetica razionalista.

L'architetto Angiolo Mazzoni, noto per la sua attenzione ai dettagli e alla funzionalità, armonizzò il progetto per riflettere la grandezza del regime e l'efficienza funzionale richiesta da un edificio adibito a servizi postali.
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In attuazione di un Piano Regolatore, i lavori richiesero la demolizione di vari edifici circostanti per aprire lo spazio all'odierna via Roma, arteria principale del centro di Palermo.

Estendendosi su una superficie di oltre 5 mila mq, il Palazzo delle Poste si distingue per una facciata monumentale con dieci colonne e una vasta scalinata che accentua la verticalità dell'edificio.

Mazzoni si ispirò ai templi greco-romani, richiamando un'idea di potenza e stabilità tramite forme compatte e linee rigorose.

L'uso di marmi pregiati, come il nero assoluto del Belgio e il rosso di Pietrasanta, conferisce una solennità cromatica studiata meticolosamente anche per gli interni.

Di particolare fascino è la scala elicoidale, con un pavimento in cipollino verde dell'Elba che culmina in un contrasto di colori e linee armoniose.

Le ricchezze, tuttavia, non riguardano solo l'esterno dell'edificio.

L'interno del Palazzo delle Poste, infatti, è un vero e proprio museo futurista, dedicato all'esaltazione del progresso tecnologico.

La Sala del Direttore Provinciale, interamente progettata dal palermitano Paolo Bevilacqua, affascina con i suoi affreschi raffiguranti miti e simboli della comunicazione come Icaro e Mercurio, accostati a mobili in stile déco anni Trenta.

La Sala delle Conferenze, invece, ospita cinque tele di Benedetta Cappa Marinetti che contribuiscono alla creazione di uno spazio visivo dedicato alla storia delle comunicazioni (marittime, aeree, telegrafiche, telefoniche e radiofoniche).

In questo luogo affascinante sono presenti anche due opere dell'artista Tato se una tela del celebre vetraio palermitano "Piero" Bevilacqua.

La struttura ha attraversato il secondo dopoguerra e ha visto la rimozione dei tre fasci littori posti in cemento armato a lato dell’edificio, un gesto emblematico della volontà di Palermo di distanziarsi dalle memorie del regime fascista.

Tuttavia, il palazzo resta una testimonianza importante di un’epoca storica fondamentale e dell’ambizione architettonica del tempo.

Oggi, a 90 anni dall’inaugurazione, il Palazzo delle Poste continua a essere un centro funzionale e un simbolo di potenza architettonica, una presenza che invita a riflettere sulla memoria e sull’evoluzione urbanistica del capoluogo siciliano.
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