LIFESTYLE
Dalle ronde sui bus agli esclusi: prendiamoci un momento per capire dove andiamo
"Non ci sono studenti stranieri né disabili" è lo spot di un liceo che apre una finestra, forse, sulla direzione presa dai alcuni: dividere i "normali" da tutti gli altri
Ragionandoci su, mi viene in mente il fatto che, dalla nostra stessa storia, difficilmente impariamo qualcosa. Anni fa ad esempio, precisamente nel 2009, l'Msi lanciò la 'Guardia nazionale italiana', con delle divise che somigliavano molto a quelle delle SS (giusto per non lasciare nulla all'immaginazione) e promise 'sicurezza'.
Che, naturalmente, non ci fu. Questa Guardia nazionale era un’iniziativa apolitica, dicevano, nell’ambito dell’attività del nascente Partito Nazionalista italiano guidato da Gaetano Saya, un individuo rinviato a giudizio nel 2004 per propaganda di idee fondate sulla superiorità e l'odio razziale, diffuse attraverso il sito Destranazionale.org.
È che il clima, al momento, è davvero teso e dopo gli eventi di Macerata è inutile nascondersi ancora dietro un dito: stiamo lentamente tornando all'anno zero dell'inclusione e della civiltà dell'accoglienza. Il sindaco Orlando, da sempre paladino della multiculturalità (non dimentichiamoci il logo scelto per Palermo capitale della cultura) ha naturalmente bocciato l'iniziativa "di sicurezza" dei militanti, ricordando inoltre che negli ultimi cinque anni, oltre 400 "attivisti" sono stati arrestati per violenza contro la polizia.
Stiamo scherzando? Purtroppo no. La scuola, il tempio della cultura, dell'inclusione, dell'istruzione per tutti, uno dei capisaldi dell'evoluzione del mondo civile, adesso crea muri ed alza barricate fra chi è dentro e chi sta fuori di li.
Come dice la filosofa Laura Boella, in un articolo uscito su "L'Avvenire": «C’è un voltare la testa, un "non voler vedere" che riguarda ancora oggi molte persone: gli altri, sono semplicemente delle "non persone", espressione usata da Hannah Arendt».
E questo processo di anonimizzazione dell’altro è un’ombra che si proietta anche sul nostro presente. Ed è la cosa che mi inquieta di più.
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