SANITÀ
Coronavirus, le risposte alle domande più comuni: quanto durerà la seconda ondata?
Quando arriverà il picco? Quanto durerà questa seconda ondata? Si potrà mai parlare di immunità di gregge? Ecco le risposte alle domande più comuni
Che cos’è la seconda ondata?
La seconda ondata è la ripresa dell’epidemia a distanza di un certo periodo di tempo dalla prima ondata. Le ondate sono divise da un periodo inter pandemico che in Italia nel caso del Covid-19 abbiamo vissuto da giugno a settembre. La distanza le due ondate, e anche tra le successive, non è prevedibile.
Per quando è previsto il picco della seconda ondata?
Il picco epidemico intanto è il punto più alto della curva e corrisponde alla fase di maggiore incidenza dei casi. Alcuni segnali fanno ritenere che il picco della seconda ondata sia stato raggiunto e che sia probabile una lieve discesa. In genere la sommità della curva viene raggiunta in ogni epidemia a 60-70 giorni dall’inizio, in questo caso metà settembre. A far pensare a un rallentamento è anche il fatto che in molte regioni, anche molto colpite come la Lombardia, la crescita del numero dei casi clinici sembra contenuto rispetto ai giorni precedenti. È ancora presto però per prevedere l’inizio della discesa, il quadro sarà più chiaro la prossima settimana. Bisogna anche tener conto che in questa fase la comunicazione dei dati da parte di servizi travolti dall’emergenza potrebbe essere non sempre tempestiva e completa.
La curva dei positivi diagnosticati con test molecolari mostra un andamento secondo manuale. Il virus sembra percorrere il suo cammino seguendo la classica «salita della campana» con un tempo di raddoppio dei casi settimanale. Se rispettasse la tradizionale durata bimestrale, l’ondata durerà fino a Natale 2020, andando verso una discesa progressiva. Filippo Anelli, presidente della Federazione Ordini dei medici che chiede al governo misure aggressive, descrive però la preoccupazione dei medici sostenendo che «questa fase non sia una mareggiata, ma uno tsunami, capace di travolgere il sistema sanitario».
La seconda ondata di coronavirus è uguale dalla prima?
La letalità dell’attuale picco epidemico è molto inferiore a quella osservata in primavera anche se sono rimasti uguali i fattori di rischio che condizionano il successo delle cure: l’età media dei deceduti è attorno agli 80 anni, sono presenti nel 95% dei casi altre malattie. Sono migliorare le capacità diagnostiche e terapeutiche e si è ridotto in modo significativo il tempo tra sintomi iniziali e ricovero in ospedale. La severità clinica dei pazienti con sintomi va dal 5% di casi gravi, al 20% con sintomi significativi, al restante 75% con sintomi lievi.
Alla fine della seconda ondata avremo raggiunto l’immunità di gregge?
Anche questo picco epidemico non sarà sufficiente per costruire la cosiddetta immunità di gregge necessaria per proteggere l’intera popolazione. Le indagini nazionali di sieroprevalenza (eseguiti a aprile con test sierologici e poi in vari contesti locali) indicano che meno del 5% degli italiani possiedono anticorpi contro questo virus. Quindi il 95% degli italiani possono essere contagiati.
Le misure di contenimento messe in atto finora sono servite?
Probabilmente le misure di contenimento attuate in Italia e in modi diversi in altri Paesi hanno probabilmente ridotto le dimensioni assolute. Le evidenze scientifiche sull’efficacia di queste misure individuate da una serie di dpcm del governo restano però scarse.
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