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C'era una volta Spatafora: quelle scarpe "made in Palermo" che conquistarono l'Italia

Era il 1796 quando in via Maqueda 111 nasceva un’insegna che avrebbe fatto la storia di Palermo, crescendo in simbiosi con la città e riscuotendo successo in tutta Italia

  • 22 dicembre 2020

Era il 1796 quando in via Maqueda 111 nasceva un’insegna che avrebbe fatto la storia di Palermo, crescendo insieme alla città, in una sorta di romantica simbiosi, un amore corrisposto che ne decretò l’enorme successo.

Tanto che quando chiusero i negozi di calzature Spatafora, i palermitani – racconta Salvatore, appartenente alla terza generazione della famiglia fondatrice dell’azienda – si (e gli) chiedevano «e ora i scarpi runni mi v’accattu?».

I negozi Spatafora erano ovunque a Palermo: in tutti i quartieri, per tutte le fasce socio-economiche, accontentavano tutti i gusti e tutte le tasche. Con le insegne “Napoleon”, che caratterizzavano il salotto buono di Palermo, soddisfacevano i gusti dell’élite palermitana, con prestigiosi marchi internazionali da Dalcò e Albanese a Ferragamo, a Celine. Poi c’erano i negozi Primato con i loro prezzi più bassi e alla portata di tutti e, naturalmente, i tantissimi negozi Spatafora che con il loro perfetto rapporto qualità-prezzo accompagnavano i passi praticamente di tutti i palermitani, dalle occhio di bue in poi. Ad oggi, non c'è un componente della famiglia che non si sia sentito dire almeno una volta nella vita «io mi ricordo che mia mamma da bambino mi portava sempre da Spatafora per comprare le scarpe».
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L’azienda Spatafora è nata per mano di Salvatore come calzoleria in via Maqueda: lì, nel centro storico di Palermo, si producevano scarpe fatte a mano di ottima fattura. Nel 1934 il nonno di Salvatore muore e lascia con la moglie quattro figli: Salvatore, Umberto, Vincenzo e Alfredo. Quando scoppia la seconda guerra mondiale Salvatore si rifugia a Milano – dove conoscerà sua moglie – , anche Umberto e Vincenzo si spostano al nord, mentre Alfredo parte come militare. Al loro ritorno a Palermo, i fratelli trovano i negozi chiusi.

È proprio in questa fase che inizia l’espansione dell’azienda in Sicilia ed è anche la fase in cui emergono le personalità dei quattro e si definiscono i ruoli: Salvatore è il presidente, l’amministratore dell’azienda, Umberto è il buyer, Vincenzo si occupa della gestione immobiliare e dei punti vendita e Alfredo si occupa della visione strategia emergendo come leader, spiccando e conquistando tutti con il suo carisma.

La loro capacità di visione, con la complicità del boom economico del dopoguerra, segna la svolta per l’azienda. I quattro fratelli non solo riaprono quei punti vendita trovati chiusi, ma ne aprono di nuovi. E non solo a Palermo. Un terzo negozio a piazza Regalmici, un quarto negozio a Milano (è infatti di questi anni una prima, breve, parentesi milanese poi chiusa in quella fase per problemi logistici) e nel frattempo l’impero si estende a Catania, Messina, Ragusa, Caltanissetta, Siracusa. E ancora Roma, Campania e Puglia.

Negli anni Sessanta, i negozi Spatafora a Palermo sono sedici. A metà degli anni Settanta, alla morte di Umberto e Vincenzo, entrano in azienda i sei più giovani Spatafora. Fino al 1975 l'insegna arriva fino a Pescara. Sul finire degli anni Ottanta campeggia anche a Firenze, a Milano con tre punti vendita e a Bolzano. I negozi su tutto il territorio nazionale erano a quel punto 82 e riuscivano a vendere 850 mila paia di scarpe all’anno. E nel frattempo a Milano soprattutto, grazie alla presenza di Salvatore, tutti i palermitani e i siciliani emigrati lì, passando davanti all’insegna, trovavano un pezzo della loro città. Nel 1986 a Palermo, Catania, Bari e Lecce mettono in piedi anche Jackson, il marchio di calzature giovanili.

Nel 1992 la crisi che arriva nel meridione, con qualche anno di distanza rispetto al resto d’Italia, azzera la capacità d’acquisto della classe media. L’invasione dei grossi marchi internazionali ha fatto poi il resto. Finché nel 2000 Benetton rileva tutti i negozi e viene segnata la fine dell’era Spatafora.

Quando nel 2009 muore Alfredo, era stato insignito della nomina di Cavaliere del lavoro dal Presidente della Repubblica e aveva avuto cariche di spicco nel mondo bancario, la città piange un imprenditore solido e brillante a capo di un’azienda che aveva reso i palermitani fieri, simbolo di una Palermo elegante e raffinata che, come dicono più piccoli della famiglia, aveva un ottimo gusto per le scarpe.
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