A Palermo la pittura aniconica di Giuseppe Bombaci nella rappresentazione di un giardino fisico e psicologico
"White garden", olio su juta, 2020 - opera di Giuseppe Bombaci (part.)
Il nuovo progetto artistico espositivo “Aniconigarden" di Giuseppe Bombaci (Siracusa, 1978), a cura di Francesco Piazza, nasce e si sviluppa intorno all'idea di giardino, inteso come luogo dell'anima carico di significati simbolici e fonte di complesse relazioni sensoriali e psichiche tra mondo interiore ed esteriore, dove la natura sperimenta combinazioni di forme e colori in un dinamismo incessante di vita, morte e rinascita.
Il giardino assurge, dunque, a simbolo del nostro pianeta, ecologicamente determinato nei confini della biosfera, anch'esso da curare e custodire. In ciò si esprime la mutata visione del mondo da parte dell'artista e il suo nuovo approccio pittorico all'arte.
«La scelta di affrancarsi da ogni concessione al figurativo – spiega il curatore nel testo critico della mostra - per concentrarsi su un aspetto più intimo della natura non è solamente dettata da un'esigenza stilistica ma anche dal desiderio di liberarsi da ogni sovrastruttura formale per operare una critica lucida e sincera sul ruolo dell'uomo all'interno del dibattito contemporaneo sull'ambiente e la sua salvaguardia.
Attraverso le opere esposte in "Aniconigarden" (circa quindici), Giuseppe Bombaci costruisce non solo un sistema di relazioni tra paesaggio, natura e pianeta ma un vero e proprio progetto etico di "ecologia umanista".
In questa ottica di collaborazione, ai propri lavori l'artista siracusano ha scelto di aggiungere sei opere di altrettanti artisti, che definisce «compagni di viaggio».
Alcuni sono artisti della scuola milanese, come Massimiliano Alioto, Thomas Berra, Margherita Martinelli, Jimmy Milani, altri sono siciliani come Filippo La Vaccara e Rossana Ragusa. Sei differenti espressioni sul tema del giardino, che dialogano con le opere in mostra, proponendo, all'interno di un'unica narrazione, nuovi spunti e differenti livelli di lettura.
Il giardino assurge, dunque, a simbolo del nostro pianeta, ecologicamente determinato nei confini della biosfera, anch'esso da curare e custodire. In ciò si esprime la mutata visione del mondo da parte dell'artista e il suo nuovo approccio pittorico all'arte.
«La scelta di affrancarsi da ogni concessione al figurativo – spiega il curatore nel testo critico della mostra - per concentrarsi su un aspetto più intimo della natura non è solamente dettata da un'esigenza stilistica ma anche dal desiderio di liberarsi da ogni sovrastruttura formale per operare una critica lucida e sincera sul ruolo dell'uomo all'interno del dibattito contemporaneo sull'ambiente e la sua salvaguardia.
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A partire dai supporti ecologici che egli utilizza per dipingere trapela il desiderio di rafforzare e condividere quel modus operandi legato ad un'etica del lavoro ed al rispetto per l'ambiente che dovrebbe muovere, in qualsiasi ambito, tutte le nostre azioni. Scorrono così, sulla tela, amplificati e decodificati, quei movimenti impercettibili di linfa, fogliame, luci e cromatismi generati da una proiezione mentale filtrata dalla reale osservazione di una natura il cui divenire è fatto di istanti, in cui ogni cosa nasce, si trasforma, muore e si rigenera».Attraverso le opere esposte in "Aniconigarden" (circa quindici), Giuseppe Bombaci costruisce non solo un sistema di relazioni tra paesaggio, natura e pianeta ma un vero e proprio progetto etico di "ecologia umanista".
In questa ottica di collaborazione, ai propri lavori l'artista siracusano ha scelto di aggiungere sei opere di altrettanti artisti, che definisce «compagni di viaggio».
Alcuni sono artisti della scuola milanese, come Massimiliano Alioto, Thomas Berra, Margherita Martinelli, Jimmy Milani, altri sono siciliani come Filippo La Vaccara e Rossana Ragusa. Sei differenti espressioni sul tema del giardino, che dialogano con le opere in mostra, proponendo, all'interno di un'unica narrazione, nuovi spunti e differenti livelli di lettura.
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