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Vaccino anti-Covid, una speranza dalla big americana Pfizer: "Efficace nel 90% dei casi"

Il vaccino è ancora nella "fase 3" di sperimentazione, ma i risultati sono promettenti. Si prevede di consegnarne 50 milioni di dosi nel mondo entro quest'anno

Balarm
La redazione
  • 9 novembre 2020

Uno spiraglio nella fitta nebbia dei contagi da Covid-19 arriva in queste ore dai risutati delle ricerche condotte, congiuntamente, dalla Big Pharma americana Pfizer e della tedesca BioNTech nello sviluppo di un possibile vaccino.

Le due case farmaceutiche, dopo aver fatto richiesta richiesta di autorizzazione all'Ema (Agenzia europea del farmaco) il 6 ottobre scorso, hanno dichiarato che, dai risultato ottenuti, il loro vaccino sarebbe efficace nel prevenire il 90% delle infezioni.

Questi dati sono, comunque, relativi alla "fase 3" della sperimentazione, che è ancora in corso, valutati dal Comitato indipendente che si è riunito ieri.

È stato lo stesso presidente della Pfizer, Albert Bourla, a darne notizia, già pubblicata dal Washington Post.

L'BNT162, questo il nome dato al vaccino, sviluppato della società tedesca BioNTech utilizza l’Rna messaggero, così come quello sperimenatto dalla società Moderna, anche questo in fase 3, attraverso una teconologia all'avanguardia.
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«I risultati dimostrano che il nostro vaccino a base di mRna può aiutare a prevenire il Covid-19 nella maggior parte delle persone che lo ricevono. Ciò significa che potenzialmente siamo ad un passo dal fornire alle persone in tutto il mondo una svolta tanto necessaria per contribuire a porre fine a questa pandemia globale – afferma Albert Bourla, in un lettera pubblicata sul sito dell’azienda farmaceutica Pfizer.

Al momento non possiamo richiedere l’autorizzazione all’Fda per l’uso in emergenza del vaccino solo sulla base di questi risultati di efficacia. Sono necessari infatti più dati sulla sicurezza, che stimiamo arrivino nella terza settimana di novembre, come parte del nostro studio clinico che è ancora in corso».

Il vaccino sarebbe adatto alle persone tra i 16 e gli 85 anni. Ne servirebbero due dosi, anche se i dati dimostrano una certa efficacia già dopo la prima.

La distribuzione però non sarebbe semplice: le fiale andrebbero mantenute a meno 80 gradi fino alla somministrazione; freezer così potenti, in molte zone anche d'Italia, sono disponibili negli ospedali e nei centri vaccinali più grandi.

Entrando nel merito scientifico dell'azione di questo vaccino, ogni dose conterrebbe delle nanoparticelle lipidiche (di grasso) – che andrebbero ad avvolgere una striscia di materiale genetico, l’Rna messaggero appunto. Dopo l'iniezione del siero la capsula adiposa trasporterebbe il suo carico nelle cellule e l’Rna messaggero le istruirebbe a costruire la proteina Spike, insegnando efficacemente al sistema immunitario come riconoscere e bloccare il coronavirus.

Queste nuove percentuali fanno ben sperare se si considera che, come diffuso nelle scorse settimane dall'American Journal of Preventive Medicine un eventuale vaccino, per essere preso in considerazione, deve avere un efficacia (cioè probabilità di prevenire l’infezione) di almeno il 70% quando la vaccinazione copre almeno il 75% della popolazione.

Per estinguere un’epidemia in corso e evitare la necessità di altre misure (ad esempio il distanziamento sociale), il vaccino dovrebbe avere un’efficacia di almeno 80% con una copertura vaccinale del 75%.

Ovviamente raggiungere una copertura del 75% non è un dettaglio irrilevante, in quanto bisogna avere il numero necessario di dosi e personale per somministrarlo.

E anche su questo punto Bourla ha rassicurato sottolineando che l’azienda, che lavora sul vaccino in collaborazione con BionTech, «sta lavorando per dimostrare che il vaccino può essere prodotto in maniera costante soddisfacendo gli standard di qualità» perseguendo i principi di efficacia, sicurezza e produzione costante, i tre requisiti necessari per chiedere l’autorizzazione.

La corsa al vaccino, tra le poche strade percorribili nell'arrestare il virus, ha messo in pista in questi mesi i migliori scienziati al livello mondiale e, considerando che lo sviluppo di un vaccino richiede sempre dei tempi non proprio così veloci (sono necessari anni normalmente per assolvere in sicurezza tutti i passaggi scientifici) se l'BNT162 dimostrerà la sua efficacia si può ben dire che siamo di fronte ad un evento storico.

L’azienda ha sviluppato il vaccino in collaborazione con la Pfizer negli Stati Uniti, e con lo Shanghai Fosun Pharmaceutical Group in Cina; attualmente la fase 3 coinvolge nella sperimentazione oltre 40.000 persone con risultati più che promettenti (i dati sono in attesa di pubblicazione).

Secondo le previsioni, se tutto procederà come previsto, al termine dei due mesi di follow-up sulla metà dei partecipanti al trial (oltre ai dati del processo di produzione), intorno alla terza settimana di novembre la Pfizer e la Biontech tedesca presenteranno la richiesta di autorizzazione di emergenza alla Fda, l’agenzia dei farmaci Usa.

Pfizer e BioNTech prevedono di poter consegnare 50 milioni di dosi nel mondo entro quest'anno e 1,3 miliardi nel 2021.

La Commissione Europea ha concluso con la Big Pharma americana un contratto di pre-acquisto per 200 milioni di dosi, da dividere fra gli stati in base alla popolazione.

Oltre alla Pfizer alla fase finale ci sono almeno altri dieci candidati vaccini, tra cui quello di Oxford AstraZeneca che sarà sperimentato anche in Italia.
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