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Per tutti è Borgo Vecchio ma il suo nome è un altro: il quartiere e la sua confraternita

Storie di furti , di "fratellanze" e di devozioni. Vi vogliamo parlare di una delle più antiche Congregazioni ancora operative a Palermo quella "da Matri Sant'Anna"

  • 16 luglio 2021

Borgo Vecchio a Palermo

Nella rigogliosa Palermo di fine ‘500 un borgo particolarmente importante per le attività commerciali della città si poteva fregiare di essere il luogo di incontro tra la terra e il mare.

Questa zona, distaccata dal centro amministrativo e di potere cittadino, veniva chiamata Borgo Santa Lucia (oggi conosciuta come Borgo Vecchio) ed era quello spazio urbano fondamentale per lo smistamento delle merci provenienti dalle campagne e/o dal mare verso il centro di Palermo alimentandone i mercati storici, e che al proprio interno aveva sparse centinaia di botteghe e magazzini (soprattutto di vino) gestiti per la maggior parte dei casi da commercianti provenienti dalle “Nazioni Estere”, fra tutti i Lombari e Milanesi.

Fatta questa sintesi storica estrema non esaustiva del quartiere “Borgo Santa Lucia” passiamo ora a parlare di una delle più antiche Congregazioni ancora operative a Palermo quella “da Matri Sant’Anna” (tradotto “Madre Sant’Anna, cioè la madre di Maria Immacolata) e che festeggia la propria protettrice l'8 dicembre e il 26 luglio, ed in quest’ultima data viene portata in processione il pregevole simulacro ottocentesco che sintetizza le due festività poiché sono rappresentate sia Sant’Anna che la Vergine Maria con la postura tipica dell’Immacolata Concezione.
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Ad accompagnarmi in questa descrizione c’è il mio fraterno amico Giuseppe Scavone, attuale “Superiore” della Confraternita, e che devo dire si da molto da fare nel quartiere in collaborazione con i propri confrati collegandosi soprattutto con le realtà sociali che operano in zona.

Ovviamente non mancano i miei riferimenti bibliografici, come l’articolo di Bertolino pubblicato su “Le Confraternite dell’Arcidiocesi di Palermo”, l’Azzarello “Compagnie, ecc..” e Giulio Gallo in “Tradizione e trasformazione, breve storia delle confraternite palermitane”.

La piccola Chiesa del Monserrato venne fondata tra il 1547 e 1548 ma già la devozione verso Sant’Anna si era sviluppata, soprattutto grazie alle donazioni di Francesco Fornaia personaggio influente del Borgo che volle la Cappella di Sant’Anna. Successivamente, esattamente Il 10 maggio del 1555, invece viene fondata la Confraternita, ancora oggi molto attiva, la quale gestisce la Chiesa-Cappella e che ha lottato nei secoli passati poiché in molti hanno cercato di impossessarsi di questa piccola e appetibile struttura, come per il caso del vicino collegio di Maria al Borgo.

Ebbene, il Vescovo di Mazara nel 1823 cercò di inglobare la chiesa per allargare il collegio di Maria al Borgo, peccato che trovò la tenacia del popolo del Borgo e del Superiore dell’epoca, Sig. Nicolò Di Stefano; non sapeva il Vescovo che manco i bombardamenti alleati riuscirono a distruggere la Chiesa e la devozione poiché venne ricostruita sulle ceneri dell’antica sede.

Ma il sodalizio di Sant’Anna si è sempre chiamato così? Dovete sapere, cari lettori, che in realtà la Confraternita nasce sotto il titolo della Madonna del Monserrato e dei SS. Apostoli Pietro e Andrea, quindi era formata da diverse Maestranze ed esattamente: “maestri bottai, giardinieri e agrumari” (con riferimento alla Madonna di Monserrato), “pescatori e marinai” (in riferimento agli Apostoli pescatori).

Così scriveva e confermava il Parroco Conigliaro il 5 luglio 1835 in una relazione al Vescovo ed in cui menzionava l’anno di fondazione della Confraternita incisa in una campana insieme ad una barca.

Ed a proposito della Madonna di Monserrato, all’interno della chiesetta è conservato uno splendido ed antico quadro raffigurante appunto il Monserrato (attribuito a Filippo Paladini), interessante soprattutto per la fattura e l’importanza storica, e che potrebbe dare delle informazioni utilissime con un lavoro di pulizia e di ricerca adeguato (con la speranza che il messaggio arrivi a qualcuno della Soprintendenza ai BB.CC. per attivarsi).

Comunque, l'affermazione definitiva della devozione verso Sant’Anna ha una svolta soltanto verso il 1615, cioè dopo il ritrovamento del teschio della Santa trafugato nel 1605 da Castelbuono da un monaco e portato nel convento di Santa Lucia al molo, infatti, da quel momento Sant’Anna assume un ruolo importante per la gente del Borgo; successivamente, ovviamente, la reliquia di Sant’Anna venne restituita al Comune di Castelbuono ed alla sua Confraternita titolare, ma di conseguenza nacque anche una forte fratellanza tra le due Confraternite di Palermo e Castelbuono.

Altro aspetto interessante e curioso della Confraternita posta tra terra e mare è che questa mescolanza si rifletteva fino al 1911, come ci racconta Scavone, anche nel “seggio” che gestiva annualmente il sodalizio, poiché si alternavano il “seggio di terra” con il “seggio di mare”, e quando il superiore era di una delle due fazioni, i due congiunti erano dell’altra per mantenere un tenore democratico e di controllo della compagine, il che rende ancor più affascinate la storia di questa realtà Confraternale.

Cosa dire miei cari lettori, purtroppo il COVID ci impedisce di assistere ai coinvolgenti riti religiosi, soprattutto quelli dei borghi periferici, ma vi invito, appena sarà possibile, ad immergervi nelle tradizioni palermitane per capirne l’essenza e la bellezza profondamente aulica, spirituale e nel contempo antropologica, come per esempio quella del mercoledì antecedente al giorno della processione dove, per tradizione, avviene la cosiddetta “scinnuta” di Sant’Anna (cioè scesa delle immagini dalla cappella per la devozione popolare per poi essere collocata sulla macchina processionale) che per una tradizione tramandata da padre in figlio è stata assunta dalle famiglie Scavone e Auccello.

Quindi, miei cari lettori, alimentate le tradizioni poiché sono un aspetto fondamentale ed unico di un popolo anche se cosmopolita.
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