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Non è uno scherzo ma una storia vera: il coleottero scambiato per bandito in Sicilia

La storia raccontata da Guy De Maupassant, scrittore francese, che venne a visitare Palermo e la Sicilia fugando ogni diceria in merito alla sua presunta pericolosità

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 16 dicembre 2023

Il coleottero "Polyphylla Olivieri"

Sembra uno scherzo ma è una storia vera, raccontata da Guy De Maupassant, scrittore francese, che venne a visitare Palermo e la Sicilia.

Innamorato dell’Isola, la descrisse con trasporto, invitando la borghesia francese a conoscere la Sicilia, fugando ogni diceria in merito alla sua presunta pericolosità: "Se temete una coltellata, andate a Londra o Parigi non in Sicilia…".

In Francia si riteneva l’Isola un paese selvaggio e pericoloso. Appassionato d’arte si dilungherà sulla descrizione di monumenti, luoghi con particolari interessanti e curiosi, come nel caso del carretto siciliano da lui definito come "una scatola in cima a delle ruote gialle", riportandoci un dato storico importante: le decorazioni non avevano ancora come tema i Paladini di Francia, i Pupi, ma le battaglie di Napoleone, le storie religiose o addirittura le opere liriche, come la Carmen.

In questo diario di viaggio trova posto anche una storia surreale degna dei romanzi di Camilleri o del teatro di Plauto.
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È l’incredibile vicenda di un coleottero volante, dal ronzio fastidioso, dannoso per le colture, non particolarmente amato dai siciliani, che ponevano fuori di casa delle lampade per attirarli e così disfarsene.

La storia ha inizio con l’annuncio di Enrico Ragusa, entomologo per passione che dichiarò di aver trovato un esemplare di Polyphylla Olivieri nella zona di Palermo. La notizia arrivò sino in Germania a uno scienziato che capì dalla descrizione dell’insetto, che doveva trattarsi non della "Olivieri", ma di una variante ancora sconosciuta.

Lo studioso tedesco chiese quindi a un ricercatore dell’Università di Palermo, di recuperare qualche esemplare per la sua collezione.

Lo zoologo incaricò un suo uomo di fiducia, Giuseppe Miraglia. Questi non riuscendo a trovarli, avvisò che i coleotteri erano scomparsi dalla zona.

Il ricercatore palermitano, però nel frattempo avendo incaricato un altro suo aiutante, tale Lombardo, ricevette la notizia che erano stati catturati ben 50 esemplari nella zona di Trapani.

A questo punto in tono scherzoso lo studioso scrisse a Miraglia comunicandogli il ritrovamento: «Caro Giuseppe, la Polyphylla Olivieri, avendo conosciuto le tue intenzioni assassine, ha preso un’altra strada, è andata a rifugiarsi sulla costa di Trapani, dove il mio amico Lombardo ha catturato più di cinquanta individui…».

La missiva una volta letta, fu cestinata da Miraglia.

Ed è qui che inizia la vicenda tragicomica.

Ritirata la spazzatura, questa fu gettata in aperta campagna. Un contadino passando di lì, fu colpito dalla bella e morbida carta azzurra, confidando di farne un uso che per decenza tacciamo, così la raccolse e la mise in tasca.

Dopo qualche giorno, il tipo, con qualche problemuccio con la giustizia, fu fermato dai carabinieri e perquisito e fu così che trovata la missiva, interpretata come un messaggio cifrato tra delinquenti.

C’è da aggiungere che in quel periodo la zona di Trapani era funestata da un famoso brigante che per ironia della sorte si chiamava anche lui Lombardo. Interrogato il contadino, questi non seppe cosa dire sul tentato omicidio di Petronilla e sui 50 individui catturati. Il silenzio fu interpretato come "omertà" e il contadino finì in carcere.

Fu rintracciato Miraglia cui fu chiesto chi fosse Petronilla Olivieri, l’insetto era diventato per i tutori dell’ordine una donna. Questi rispose di non conoscere nessuno con quel nome, chiedendo che gli fosse letta la lettera, scoppiando subito dopo in una risata fragorosa, che indispettì ulteriormente i carabinieri, convinti di trovarsi di fronte a un efferato crimine.

Continuarono le indagini fino a una convocazione in Questura a Palermo del ricercatore, diremmo oggi "come persona informata sui fatti". Ricevuto dai magistrati, riconobbe la lettera e ne spiegò il contenuto, coinvolgendo magistrato e questore in una risata collettiva.

L’epilogo della storia vedrà la liberazione del contadino dopo tre mesi di carcere, il Melolodotto di 24-35 mm tipico della Sicilia, considerato bellissimo dagli studiosi, cambierà il nome da Olivieri a Ragusae, un riconoscimento allo studioso siciliano che scoprì la varietà e che sarà colui che racconterà questa vicenda incredibile allo scrittore francese, durante la sua permanenza al Grand Hotel delle Palme a Palermo, di cui era proprietario, e che aveva acquistato nel 1872 da Benjamin Ingham.

Guy De Maupassant scriverà a conclusione di questa straordinaria storia: "…Pertanto uno degli ultimi briganti siciliani fu, a dire il vero, un maggiolino conosciuto dagli scienziati come Polyphylla Ragusae".

Considerazione divertente e ottimistica, la Sicilia dopo il maggiolino Polyphylla, continuerà ad avere, purtroppo, briganti e banditi.
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