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Nei sotterranei di Palermo tra cronaca e leggenda: la Grotta della Regina Costanza

In via Cavallacci, a Palermo, esiste una cavità denominata Grotta della Regina Costanza: fino agli anni Sessanta c'era una sorgente d'acqua freschissima

  • 15 gennaio 2019

I resti della camera dello scirocco nota come "grotta della regina Costanza"

La leggenda è un tipo di racconto molto antico, come il mito, la favola e la fiaba e fa parte del patrimonio culturale di tutti i popoli, appartiene alla tradizione orale e nella narrazione mescola il reale al meraviglioso.

Il termine "leggenda" deriva dal latino “legenda” che significa "cose che devono essere lette" o "degne di essere lette".

Con questo termine, un tempo, s’indicava il racconto della vita di un Santo e soprattutto il racconto dei suoi miracoli.

In seguito la parola acquistò un significato più esteso. Oggi la parola “leggenda” indica qualsiasi racconto che presenti elementi reali ma trasformati dalla fantasia, tramandato per celebrare fatti o personaggi fondamentali per la storia di un popolo, oppure per spiegare qualche caratteristica dell'ambiente naturale e per dare risposta a dei fatti inspiegabili.

Le leggende si rivolgono alla collettività, parlano di alcuni avvenimenti storici, o ritenuti tali, allo scopo di rinsaldare i legami d'appartenenza alla comunità.
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Ci sono leggende nate per conferire prestigio al proprio paese o città, altre che tendono a nascondere le paure o fatti spaventosi, altre come questa che descrivo nascono per un tornaconto personale.

In via Cavallacci, nella borgata Brancaccio, esiste una cavità denominata Grotta della Regina Costanza.

La sua scoperta risale alla fine dell’Ottocento. A prima vista sembra una "camera dello scirocco", cioè il luogo dove nelle giornate afose si riunivano i proprietari della villa o palazzo in attesa che cessasse il vento torrido.

In questa grotta si accede da una scala di tufo, lateralmente decorata da frammenti marmorei e pannelli di ceramica in stile pompeiano. Dal punto in cui termina a scala, sino agli anni Sessanta, scaturiva una sorgente di acqua freschissima.

È evidente che colui che operò questa trasformazione creò il mito o leggenda che la grotta fosse stata utilizzata dalla Regina Costanza, che dal castello Maredolce attraversando un viale alberato da palme, si recasse nella grotta per ristorarsi nelle fresche acque della sorgente.

L’autore di questa “leggenda” fu un commerciante boemo di nome Langer che aveva in precedenza acquistato una casetta che si trovava proprio sopra la grotta.

Costui era un erudito e collezionista di materiali che acquistava presso i vari antiquari oppure dalle demolizioni di chiese e vecchi edifici.

Per rafforzare questa leggenda decorò l’interno della grotta e addirittura fece dipingere nel vano della scala un ritratto della Regina Costanza.

La grotta ha una forma circolare e da essa si penetra in altre piccole grotte. Alcuni vecchi cartelli che si trovano nella zona recano la dizione Grotta della Regina ed il sito appare nell’elenco degli edifici di interesse monumentale o ambientale ma non è mai stato tenuto in considerazione.

La grotta non si può considerare una Necropoli perchè nella zona non è mai stato trovato alcun reperto in merito, probabilmente, nel periodo arabo era un antico bagno.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il sito fu utilizzato come rifugio antiaereo dagli abitanti della zona e naturalmente fu danneggiato.

Un Piano Regolatore degli anni Settanta prevedeva che l’area fosse transennata in modo da non essere oppressa dai capannoni circostanti, ma come spesso succede in seguito il progetto fu abbandonato.

La sorgente d’acqua è scomparsa a causa della variazione della falda freatica. Uno degli ultimi proprietari fu l’ingegnere Pallme Konig.

Le “leggende” moderne, nate o diffuse nelle città, dimostrano che ancora oggi l'uomo lavora con la fantasia su aspetti della realtà che lo circonda, ciò fa inventare e raccontare fatti che, spacciati per veri e creduti tali, anche se privi degli elementi fantastici e meravigliosi presenti nelle leggende popolari, al solo fine di lucro.

A tal proposito penso che qualcosa di simile che è accaduto a Palermo qualche anno fa. Ma questa è un’altra storia.
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