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Oregon, longevità jazz tra world e folk

  • 28 marzo 2005

Transiterà per una sera sulla piccola pedana dell’Agricantus di Palermo (via Nicolò Garzilli 89), venerdì 1 aprile (ore 21.15, ingresso 20/15 euro), l’avventura degli Oregon, la band più longeva della scena jazz internazionale, costituitasi sulla base del sodalizio fra il chitarrista Ralph Towner ed il bassista Glen Moore ed arricchitasi strada facendo della preziosa presenza di Paul McCandless alle ance e – oggi – Mark Walker alle percussioni. Dopo quasi nove anni di esperienze singole – Towner a studiare chitarra classica a Vienna con Karl Scheit, Moore contrabbasso a Copenhagen (dove comunque incontra icone del jazz come Ben Webster e Dexter Gordon) – si passa a New York City agli inizi degli anni ’70, quando i due si ritrovano a vivere e suonare ancora insieme, confrontandosi con la stessa comunità di giovani artisti che avrebbe posto le basi per la grande musica fusion degli anni a venire, inclusi Weather Report e Mahavishnu Orchestra. Towner e Moore si imbattono sia nella musica del Paul Winter Consort, sia nel suonatore di tabla e sitar Collin Walcott: i tre si uniscono ad una tournée del Winter Consort, stabilendo immediatamente una raffinata intesa con l’oboista Paul McCandless. Nasce in quegli anni il loro stile eclettico, una sorta di jazz da camera che miscela improvvisazione, radici musicali “colte”, world e folk music, dando vita ad una sapiente combinazione di composizioni originali ed estemporaneità; l’interplay fra i quattro, tutti polistrumentisti, e l’uso di una incredibile pletora di strumenti consentono loro di raggiungere un personalissimo e variegato sound, sintesi fra strumentazione europeo-classicistica, armonie jazz ed influenze etniche dai quattro angoli del mondo. Sebbene il loro debutto avvenga nel 1971 con il nome di “Thyme - Music of Another Present Era”, di lì a poco McCandless proporrà il nome di Oregon, con il quale l’anno successivo sigleranno il disco d’esordio, Music of Another Present Era, per la Vanguard. Le esibizioni dei singoli membri in trio o anche da soli con la giovane etichetta europea ECM, li introducono ai musicofili europei: è così che nel tour del 1974 ricevono consensi positivi dalla critica e riconoscimenti dalla comunità musicale internazionale.

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Sei anni e nove album dopo gli Oregon migrano verso gli studi discografici della Elektra/Asylum Records, sotto la cui egida il nuovo disco, Out of the Woods, conquista un’audience decisamente più ampia, venendo incluso fra i “101 Best Jazz Albums” della lista di Len Lyons. Contemporaneamente anche la loro dotazione strumentale si amplia – clarinetto basso, sax soprano e sopranino, flauti etnici e lignei, flicorno, corno francese, clarinetto, dulcimer, basso elettrico, violino, viola – riflettendosi sulla versatilità della loro musica. Con la comparsa e l’inserimento del sintetizzatore suonato da Towner, nei primi anni ’80 il gruppo fa proprio una certa sonorità elettro-fusion, con la quale pubblica due album con la ECM. Ormai molto popolare, il gruppo deve affrontare nel 1984 la perdita di Walcott, vittima di un incidente stradale: i primi tempi suonano così in trio o avvalendosi del percussionista indiano Trilok Gurtu, invitato la prima volta nel maggio 1985 in occasione del concerto commemorativo di Wilcott, poi però lo stesso Gurtu – che pure collabora con gli Oregon per circa un lustro – presenta loro il percussionista chicagoano Mark Walzer che presto diviene quarto membro stabile della band. A sancirne l’entrata definitiva, il live “Oregon in Moscow”. Il progetto, che firma il ruolo dei quattro musicisti come compositori, arrangiatori oltre che solisti, segna anche l’esordio del repertorio orchestrale degli Oregon, sviluppato fin dai giorni del Winter Consort e messo a punto con svariati organici (la St. Paul Orchestra, nonché le orchestre di Philadelphia, Indianapolis, Stavanger, Freiburg e Stuttgart), adesso in collaborazione con la Moscow Tchaikovsky Symphony Orchestra: nel 2001 esso vale loro quattro nominations ai Grammy Awards. L’ultima produzione degli Oregon è ancora un disco dal vivo, registrato durante una ispirata session al club Yoshi’s di San Francisco Bay e pubblicato nel 2002.

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