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Le ragioni di un “Assassination”

  • 14 marzo 2005

The Assassination
U.S.A. 2004
Di Niels Mueller
Con Sean Penn, Naomi Watts, Don Cheadle, Jack Thompson

L’“Assassination” del titolo ha per vittima il presidente Richard Nixon ma, nella versione italiana, chissà per quale ragione di marketing, (timore che il pubblico potesse accorgersi che si trattasse di un film storico-politico?) viene omesso questo particolare. E, in effetti, chi ha confezionato il titolo non ha tutti i torti, perché Nixon fa capolino di tanto in tanto, ma solo dentro lo schermo televisivo, e soprattutto perché il tentativo di assassinio è concepito soltanto nell’ultimo quarto d’ora della pellicola. Di cosa parla dunque veramente “The Assassination”? Parla di Samuel Bicke (Sean Penn), un uomo qualunque con il solo difetto di essere troppo idealista per questo mondo. Sam non accetta la sudditanza nei confronti del datore di lavoro, il razzismo, soprattutto verso l’amico di colore Bonny (Don Cheadle), le menzogne, la mortificazione della dignità.

Il suo atteggiamento lo porta a licenziarsi da ogni impiego e a perdere il rispetto della moglie (Naomi Watts) e dei figli. Al culmine della disperazione, dichiara guerra a un sogno americano malato con un gesto scandaloso e folle. È tutto racchiuso in questa precisa analisi psicologica e sociologica “The Assassination”. La vera vittima dell’assassinio alla fine sarà Sam, scheggia impazzita frantumata dal peso della società. Dirige l’esordiente Niels Mueller, ma è Sean Penn ha lasciare indelebile il marchio su tutta l’operazione. Il film è costruito interamente sulla sua prova d’attore, lodevole, sebbene a tratti un po’ caricata. Nonostante i difetti (un’impostazione ideologica insita per forza di cose in un progetto come questo e qualche lentezza di troppo), un’opera coraggiosa (del tutto indipendente, perché dopo l’undici settembre nessuno voleva più produrre un film così) e decisamente necessaria.

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