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Laboratorio Zeta: lo sgombero del centro sociale

Ecco il punto sullo sgombero del centro sociale Laboratorio Zeta, attivo dal 2001 a Palermo, che ospitava circa una cinquantina di sudanesi rifugiati politici

  • 20 gennaio 2010

Dopo aver murato alcune porte e finestre la polizia si è ritrovata alcuni ragazzi del centro sul tetto che sono rimasti lì tutto il giorno. A quasi dieci anni dalla sua nascita è stato sgomberato, martedì 19 gennaio, il centro sociale Laboratorio Zeta di Palermo (via Arrigo Boito 7). Lo sgombero, voluto dal comune di Palermo, è dovuto al fatto che i locali di propietà dell'Iacp (Istituto autonomo case popolari), sono stati assegnati all'associazione Aspasia, che si occupa di assistenza agli anziani, e che però non ha potuto mai utilizzare proprio perché erano occupati.

La notizia si sparge subito e velocemente molti ragazzi si sono raggruppati davanti il centro sociale per evitare lo sgombero e, verso le 13, in realtà sembrava essersi trovato un accordo che accontentava le esigenze, sia dell’associazione, che degli occupanti: all'Aspasia infatti sono stati proposti dei locali alternativi che però sono stati rifiutati. Il tutto ha avuto dei risvolti violenti, con scontri, tafferugli, tanti lividi, un ragazzo in ospedale, cinque feriti lievi e tre ragazzi arrestati per resistenza a pubblico ufficiale (che saranno processati per direttissima). Difficile capire chi ha caricato prima tra ragazzi e polizia, dato che gli uni sostengono il contrario degli altri. I ragazzi comunque non demordono e stanno organizzando un presidio davanti i locali del centro sociale.
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Attivo dal 2001 il Laboratorio Zeta dal 2003 ospitava circa una cinquantina di sudanesi rifugiati politici, teneva dei corsi di lingua italiana per stranieri ed era punto di incontro per più di duecento giovani che la sera gestivano un cineforum e organizzava anche concerti, aperitivi solidali e spettacoli. «Quando uno sgombero si trasforma in guerriglia urbana è il segno che le istituzioni hanno fallito. La violenza va sempre condannata, da qualsiasi parte provenga»: - dichiara l’europarlamentare Rita Borsellino. E continua: «Così come va compresa l’esasperazione di chi vede oggi compromesso e vanificato un impegno sociale e umanitario portato avanti per anni con encomiabile sacrificio e spesso in risposta al vuoto lasciato dallo Stato. Perché non dobbiamo dimenticare che i ragazzi e le ragazze del Laboratorio Zeta hanno dato accoglienza e permesso di integrare decine di migranti e rifugiati politici, a fronte dell’assenza delle stesse istituzioni».

Contrario è invece il parere di Antonio Triolo, responsabile provinciale dell'associazione Nuova Italia che dichiara: «Finalmente si è reso esecutivo lo sgombero dei locali, di proprietà dell’Istituto case popolari, abusivamente occupati dal cosiddetto “Laboratorio zeta” ». E ancora : «La pretesa di questi occupanti di essere un baluardo dei diritti civili dei migranti e delle realtà sociali a rischio, pretendendo di restare nell’abusivismo è una contraddizione nei termini, nella nostra città esistono diverse realtà di volontariato che si occupano di diritti e difesa delle fasce disagiate, rispettando le regole che il vivere civile definisce con le leggi». Tante comunque le associazioni e le persone che hanno espresso la loro solitarietà per i ragazzi del centro sociale, compreso Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Sul sito www.zetalab.org tutte le informazioni utili al riguardo.
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