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Candelai: l’indie-rock introspettivo di Moltheni

  • 25 aprile 2005

Sarà Moltheni, al secolo Umberto Giardini, a chiudere giovedì 28 aprile “Losing Grip”, la rassegna di musica indipendente organizzata ai Candelai di Palermo dall’Associazione Balarm e dai Candelai (ore 22.30, ingresso 5 euro e 4 per i soci), con la terzultima tappa di un tour che, partito lo scorso dicembre da Verona, lo ha condotto nei club più open-minded di tutto lo stivale, isole comprese, e con il quale il cantautore di Sant’Elpidio sta riscuotendo il successo della sua ultima fatica discografica, “Splendore terrore”.

Intimista e crepuscolare, toccante e delicato, con sonorità scarne e vocazione prettamente acustica, Moltheni è uno dei cantautori più interessanti e genuini della scena indie italiana, fra i primi ad utilizzare l’italiano in un contesto “alternative”. Un contesto che gli appartiene, fin dall’epoca in cui neppure il diciottenne Umberto se ne rende conto. Partito infatti nel lontano 1986, le prime gesta rockettare lo vedono prendere in mano le redini del gruppo “Vecchi Sentieri” per trasformarlo, insieme all’amico d’infanzia Andrea Medori, prima negli Hamilton e poi negli Hameldome: ne viene fuori una band che facendo uso dell’inglese accarezza l’orecchio con sonorità riecheggianti le melodie del rock anglosassone, con violacee sfumature punk. È con essa che nel 1989 Giardini arriva alle finali di Arezzo Wave (migliore band esordiente), ma desideroso di scoprire la musica che ha dentro prima ancora di esplorare le possibilità creative che gli offre il panorama musicale, si ritrova in Scozia (Dundee e Glasgow) e segue da vicino i gemelli Proclaimers, intrufolandosi in piccoli liveclubs cittadini che lo introducono al mondo della musica professionistica. Rientra in Italia, prima Roma, poi Milano, dove recupera numerosi contatti e assiste ai concerti di varie bands, italiane e non, fino a sentire quel certo stimolo che lo convince a scrivere musica propria. È qui che nasce lo pseudonimo Moltheni che gli porterà tanta fortuna, da una farmacia di via Sardegna, ma sarà successivamente Bologna, nel ’97, che terrà a battesimo le sue prime registrazioni, qui brani inediti che qualche tempo dopo giungeranno nelle mani di Carmen Consoli e Francesco Virlinzi.

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A Bologna conosce Luciano Chessa, impenetrabile figura della Bologna musical-alternativa con il quale inizia a strimpellare fino a fare da “opener” ad una data al “Santo niente” e ad alcune della Consoli. Così si imbatte in Francesco Virlinzi, la cui frequentazione lo porterà a legarsi discograficamente alla Cyclope records/Bmg per i suoi primi due album, “Natura in replay” (1999) e “Fiducia nel nulla migliore” (2001): con il primo viene selezionato per il Brand New Tour di MTV, e presenzia in numerosi concerti come spalla agli Afterhours (ma anche con Ginevra Di Marco, Verdena e altri), mentre il secondo, registrato negli States con la produzione esecutiva di Jefferson Holte e quella artistica di Chris Stamey, non replica affatto l’eco del precedente. Fra i due cd, nel 2000 partecipa alle serate finali del Festival di Sanremo, categoria giovani, con il brano “Nutriente”, che gli vale il sesto posto. Nel frattempo l’esperienza con la Cyclope finisce tragicamente con la prematura morte dell’amico Virlinzi.

Dopo un anno di silenzio, nel 2003 partecipa alla colonna sonora di “Perduto amor”, film che vede esordire alla regia il musicista e compositore siciliano Franco Battiato, di certo non uno di bocca facile quando si tratta di musica e parole. Nello stesso anno parte il tour acustico che condurrà il nostro fino al MEI di Faenza, supportato dall’etichetta “Jestrai” di Bergamo. Ormai è chiaro che la stoffa c’è, si tratta solo di farci un bel vestito: ma questo non arriva con “Forma mentis”, il disco che, inciso nella primavera del 2004, viene congelato da una pubblicazione mai avvenuta. Occorrerà attendere l’incontro con Enrico Molteni dei “Tre allegri ragazzi morti”, per iniziare a lavorare ad un album con caratteristiche diverse rispetto ai dischi precedenti: esce “Splendore terrore”, gennaio 2005, etichetta “Tempesta”, anticipato di un mese dal tour. Proprio il tour che si conclude adesso in Sicilia, e che tanta gente ha radunato nei locali toccati: l’abito giusto, finalmente! E il momento favorevole è confermato dalla compilation del “Mucchio extra” che il prossimo mese vedrà Moltheni impegnato in un omaggio a Lucio Battisti.

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