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Brass Group: il jazz cubano di Omar Sosa

  • 5 giugno 2005

Particolare appuntamento quello che il Brass Group di Palermo offrirà per il ciclo “Musiche del nostro tempo”, inserito nel cartellone di “Jazz at the Spasimo”, sabato 11 giugno (ore 21.35): sotto la cupola divelta della suggestiva Chiesa di Santa Maria dello Spasimo, sarà di scena il trio del pianista cubano Omar Sosa – con Angá Diaz alle percussioni e Childo Tomas al basso elettrico – nel progetto “Mulatos de Cuba", che, in questa unica tappa italiana del suo tour, permetterà di ascoltare la fantasia del leader come arrangiatore e la sua straordinaria vena ispiratrice al piano.

Nato a Camaguey, Omar Sosa Palacios, come nelle migliori leggende metropolitane dell’isola caraibica, è alquanto precoce nel suo approccio alla musica, tanto che a otto anni già studia alla prestigiosa Escuela Nacional de Musica de L’Avana, dove però non trova il proprio strumento principale, la marimba, deviando così la propria attenzione sul pianoforte. Omar ascolta vari generi, da Nat King Cole all’Orquesta Aragon, da Pacho Alonso a Benny More, venendo attratto in particolare da alcuni dischi del padre – “Los Amigos” di Frank Emilio Flynn, Tata Guines, Cachao, Barreto, ed altri –, senza sapere ancora che si tratta di “latin jazz”: lo tocca intimamente la libertà ed espressività di quella musica, nonché il piano di Chucho Valdes. Senza quindi dimenticare l’influenza di tali radici, ad intrigare ancora di più – e più consapevolmente – il giovane Omar con il jazz saranno la frequentazione del conservatorio e dei compagni di studio, l’ascolto del programma radiofonico tenuto dal padre del percussionista Horacio “El Negro” Hernandez, e diversi dischi giuntigli dai viaggi di amici e parenti, che gli fanno conoscere i grandi jazzmen americani, Oscar Peterson, Herbie Hancock, Chick Corea, Keith Jarret, John Coltrane, Charlie Parker.

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Introdotto alla musica di Thelonious Monk, la cui eredità di libertà espressiva avrebbe lasciato una profonda traccia sul suo approccio creativo alla musica, dopo aver studiato le tradizioni folcloriche afro-cubane e la musica classica europea, alla fine degli anni ’80 Omar si trasferisce a Quito, in Ecuador, dove ha modo di scoprire anche la musica folk della regione di Esmeraldas, una cultura d’origine africana nella costa occidentale del paese, nota in particolare per l’utilizzo della marimba. Oltre a lanciare il proprio gruppo di jazz-fusion, gli “Entrenoz”, produce così anche “Andarele”, un disco del gruppo afro-ecuadoregno “Koral y Esmeralda”. L’anno successivo registra il proprio disco d’esordio statunitense in piano solo “Omar Omar”, seguito da una trilogia world-jazz registrata con un grande organico: Free Roots (1997), Spirit Of The Roots (1998) and Bembon (2000). Del ’98 l’inizio della sua collaborazione con il percussionista ed insegnante John Santos, insieme al quale registra nel live “Nfumbe”, la loro esibizione in duo al San Francisco Jazz Festival, quindi l’anno dopo, rimarcando l’aspetto più contemplativo della sua sensibilità artistico-espressiva, pubblica il secondo piano solo, “Inside” (Night&Day), che giunge ai vertici delle classifiche francesi. Sfruttando un periodo particolarmente prolifico ed ispirato, licenzia in Ecuador “Bembon” (’99), il disco più apprezzato dalla critica, cui seguono “Prietos” e “Sentir”, con i quali Omar spinge ancora oltre la propria attitudine alla commistione di generi, intrecciando sonorità vocali e strumenti tipici della tradizione musicale del Gnawa del NordAfrica, arricchiti da testi in arabo, inglese, portoghese, spagnolo e yoruba e strumenti quali guembri, oud, djembe, balafon e marimba: world-music nel senso più vero, con suoni energici e travolgenti, e tuttavia gradevoli e spontanei. Non a caso “Sentir” ottiene la nomination ai Latin Grammy ed al Grammy Awards, come miglior album di latin jazz, così come il riconoscimento della “Jazz Journalists Association” di New York come disco di jazz afro-caraibico dell’anno e la candidatura, nel 2004, al BBC Radio 3 Award per la world-music nella categoria “Americas”, in lizza con Caetano Veloso ed Ibrahim Ferrer.
Dopo il cd “Ayaguna” (Otá, 2003), in cui si percepisce tangibile la particolare ed ispirata alchimia con il percussionista venezuelano Gustavo Ovalles, nel settembre 2003 Sosa incide “A New Life”, terzo piano solo, dedicato al figlio Lonious Said, sedici accorate improvvisazioni estemporanee su motivi dell’infanzia e della fanciullezza, rese con spirito rilassato e contemplativo, contrastante -quasi- con il suo più brioso stile percussivo: all’interno, una particolare versione di “Iyawo”, già bonus track in “Ayaguna”. Dello stesso periodo il suo debutto con un’opera sinfonica, “From Our Mother” – lavoro che combina gli elementi folklorici provenienti da Cuba, Venezuela ed Ecuador con moderne armonie jazz – eseguito al Paramount Theatre di Oakland (California) dalla Oakland East Bay Symphony diretta da Michael Morgan, e di lì a poco il riconoscimento della Smithsonian Institution per il contributo allo sviluppo della musica latina negli States.

Più di recente “Pictures of Soul” (Otá, 2004), Sosa al piano acustico in duo con il percussionista losangelino Adam Rudolph, a proporre l’esplorazione di panorami musicali estemporanei, senza spartiti o prove preparatorie, ma è con il successivo “Mulatos”, in programma al Brass di Palermo, che Sosa soddisfa la sua ricerca di sonorità combinate fra la propria musica e quella della cultura afro-cubana, sulla scia della lezione di Paquito D’Rivera: un mélange fra cadenze jazz e musica cubana a suon di danze su ritmi ispirati alle tablas indiane (Philippe Foch), alle voci dell’oud (Dhafer Youssef) – il liuto arabo antesignano del “tres” cubano – , del clarinetto europeo (Renaud Pion) nonché di contrabbasso (Dieter Ilg), batteria ed electronics (Steve Argüelles). E non a caso in tre pezzi il clarinetto è proprio quello di Paquito D’Rivera, in veste di special guest.

Abbonamento agli 8 spettacoli di “Musiche del nostro tempo” (poltrona numerata) + 34 concerti al Giardino sopra le Mura (totale 42 concerti): 60 euro. Ingresso singolo a “Musiche del nostro tempo” 16 euro (poltrona numerata), ingresso 12 euro (poltrona non numerata). Abbonamenti a tutti e tre i cicli (totale 59 concerti): 100 euro. Abbonamenti e prevendite presso: circuito World Ticket – telefono 091.6601480, info@worldticket.it, www.worldticket.it. Info: The Brass Group (via dello Spasimo 15), telefono 091.6166480, info@thebrassgroup.it, www.thebrassgroup.it. Ellepi (via Libertà 29), telefono 091.323084; Adularia Viaggi (corso Calatafimi 724), telefono 091.6681856; Dischi & Co. (via Alcide De Gasperi 32), telefono 091.6701006; Box Office (via Cavour 133), telefono 091.335566; Diskery (via Aquileia 7/d), telefono 091.205808.

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