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Il grande amore per Messina in versi: la Poetessa dello Stretto è Tesoro dell'Umanità

La "Puitissa" è stata e continua a essere voce e memoria della Messina che rinasce: i suoi versi cantano tradizioni, miti, leggende e il profondo amore per la sua città

  • 21 marzo 2020

La poetessa Maria Costa (foto Fb Centro Studi "Maria Costa")

Come ogni anno nel primo giorno di primavera, il 21 marzo, si celebra la Giornata Mondiale della Poesia istituita dall'UNESCO, e quale miglior modo di festeggiare se non ricordando una grande poetessa siciliana: i versi di Maria Costa sono scrigno della memoria di Messina, un canto d'amore e di bellezza per la sua città, che ha amato e in cui ha vissuto fino alla morte.

A Messina viene ancora ricordata come "la poetessa del mare", "la poetessa dello Stretto" o "la poetessa di Case Basse", dal nome dello storico rione popolare di pescatori (Case Basse di Paradiso) in cui ancora oggi si trova la sua casa, convertita poi in casa-museo e al cui interno sorge il Centro Studi "Maria Costa", punto di riferimento per poeti e artisti che promuove la conoscenza delle tradizioni messinesi con tante iniziative culturali.

Piccola, energica donna Maria, che ha vissuto una vita nel nome della libertà e del "femminismo" nel senso più genuino del termine: bando allo stereotipo di donna stipata in un ruolo sempre marginale, non ha mai accettato di essere l'angelo del focolare che tutti si aspettavano che dovesse diventare.
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Ha vissuto una vita piena ed emozionante, non si è mai sposata né ha avuto figli, scegliendo di seguire la propria indole e non ciò che le veniva imposto dalla società.

E questo l'ha portata ad assecondare il cuore, grande come il mare che ha cantato nei suoi versi. Il mare di Messina, una città martoriata dal terribile terremoto del 1908 ma allo stesso tempo una città che ha saputo rinascere dalle sue macerie. Una rinascita di cui si è fatta memoria vivente e portavoce nel racconto "1908: Terra ch’ ha trimatu, trimirà".

Le poesie di Maria Costa, raccolte in diversi volumi tra i quali "Farfalle serali" (1978), "Mosaico" (1980), "'A prova 'ill'ovu" (1989) e "Cavaddu 'i coppi" (1993), sono in dialetto messinese e raccontano antiche tradizioni, miti e leggende dello Stretto come la storia di Scilla e Cariddi, quella della Fata Morgana o ancora quella di Colapesce (Colapisci), uno dei suoi componimenti più conosciuti:

So matri lu chiamava: Colapisci!
sempri a mari, a mari, scura e brisci,
ciata ‘u sciroccu, zottiati sferra,
o Piscicola miu trasi ntera!
Iddu sciddicava comu anghidda
siguennu ‘u sò distinu, la sò stidda.


Sebbene il suo sia stato un successo giunto tardivamente, la Puitissa di Messina nel 2006 è entrata di diritto nel registro dei "Tesori Umani Viventi" dei REIS, il Registro dell'Eredità Immateriali della Regione Siciliana (istituito nel 2014) in adesione alla Convenzione UNESCO che invita tutti gli stati membri a salvaguardare le persone o i gruppi che custodiscono conoscenze, abilità e tradizioni uniche e preziose, da tramandare alle future generazioni.
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